Seiji Sasa raggiunge la stazione ferroviaria di Sendai, in Giappone, tutte le mattine prima dell'alba per andare a caccia di uomini senza fissa dimora. Non è un operatore sociale. E' un reclutatore di lavoratori in nero per conto della mafia. Gli uomini arruolati saranno impiegati illegalmente nella zona di disastro nucleare di Fukushima per una misera paga di 100 dollari a testa.
Seiji Sasa raggiunge la stazione ferroviaria di Sendai, in Giappone, tutte le mattine prima dell’alba per andare a caccia di uomini senza fissa dimora. Non è un operatore sociale. È un reclutatore di lavoratori in nero per conto della mafia. Gli uomini arruolati saranno impiegati illegalmente nella zona di disastro nucleare di Fukushima per una misera paga di 100 dollari a testa.
“È così che lavorano i reclutatori di manodopera, come me, ogni giorno”, dice Sasa, mentre a grandi passi raggiunge gli uomini che dormono sui cartoni e stringono al petto i loro cappotti per combattere il freddo dell’inverno. Anche in Giappone si trova gente disposta ad accettare un salario minimo per uno dei lavori più indesiderabili del mondo industrializzato: lavorare per ripulire i rifiuti radioattivi.
A portare alla luce il mercato del lavoro nero che ruota intorno al disastro nucleare, gestito da gangster giapponesi della yakuza, è stata un’inchiesta condotta dall’agenzia Reuters, che racconta una faccia invisibile del Giappone, fatta di lavoratori sfruttati e minacciati.
Come è stato possibile? Semplice: i compiti da svolgere erano talmente pericolosi che è stato impossibile trovare abbastanza lavoratori per termine un progetto che è già in ritardo, e che sarà completato solo tra decine e decine e di anni. C’è da considerare anche che tracciare e controllare le aziende coinvolte nei lavori sta diventatndo sempre più difficile per il Governo, dato il loro numero altissimo: sono ben 733.
Roberta Ragni
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