Sono giorni che la caldaia è rotta e giorni che gli operai sono costretti a tornare a casa trascinandosi addosso le polveri inquinanti
L’Ex Ilva è un mostro in ogni suo aspetto. Non solo perché ha letteralmente forgiato con i propri tentacoli la vita (e la morte) di una intera comunità, ma anche perché attorno a sé non c’è uno straccio di speranza. Una sensazione, questa, che pervade per ogni singolo minuto la giornata di quegli operai che ora, notizia dell’ultimo minuto, vuole anche impossibilitati a farsi una doccia.
Proprio così: manca l’acqua calda negli spogliatoi della portineria Operai dello stabilimento e “i dipendenti non hanno la possibilità di fare la doccia prima di finire il turno e tornare a casa”.
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A denunciarlo è Sante Bruno, componente dell’esecutivo di fabbrica del sindacato USB, che evidenzia anche come questo porti a “un serio problema di igiene e sicurezza, dal momento che i lavoratori portano su di sé, e quindi all’esterno, anche negli ambienti domestici, le polveri inquinanti”.
Si tratta di una questione atavica – continua Bruno, che non si risolve, anzi peggiora a causa della mancanza di corretta manutenzione e, nel caso specifico della caldaia, dell’assenza dei pezzi di ricambio.
L’Unione sindacale di base aveva denunciato la situazione a più riprese, e – riferisce ancora Sante Bruno – di recente c’è stato anche “un intervento dello Spesal, le cui prescrizioni però sono cadute nel vuoto”.
Nel caso in cui non ci dovesse essere un celere intervento mirato a risolvere in maniera definitiva questa grave mancanza, sarà costretta a chiedere l’intervento degli enti esterni competenti, conclude l’USB.
Intanto, proprio sulla mancanza di chiarezza sul futuro degli impianti (in bilico ci sono 20mila posti di lavoro) e per fare il punto sul calo della produzione di acciaio, che quest’anno sfiorerà a malapena i tre milioni di tonnellate, Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm sono inn attesa di un confronto col Governo in programma il prossimo 20 dicembre.
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