In una battaglia che passerà alla storia per la conservazione della natura, guidata tra l’altro dalle donne indigene Kukama del Perù, la Corte Superiore di Giustizia di Loreto si è pronunciata a favore della protezione dei diritti del fiume Marañón
Il fiume Marañón, uno dei più grandi affluenti dell’Amazzonia, riconosciuto come entità giuridica con intrinsechi diritti. A deciderlo è il Tribunale della Nauta, a Loreto, secondo cui quello che è uno dei fiumi e fonti d’acqua più importanti del Paese va ormai considerato come soggetto avente veri e propri diritti.
Una vittoria storica, risultato di una serie di sforzi guidati dalla Federazione Huaynakana Kamatahuara Kana, un gruppo di donne indigene della popolazione Kukama e dopo una loro strenua lotta durata tre anni. Era il 2021, infatti, quando queste donne hanno iniziato a protestare per i danni causati al bacino idrico dalle continue fuoriuscite di petrolio dall’oleodotto Norperuano, gestito dalla compagnia statale Petroperú.
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La stessa sentenza, inoltre, riconosce gli enti statali e le organizzazioni indigene come custodi e difensori dei fiumi e ordina alla Giunta regionale di Loreto di avviare un processo per la creazione del comitato di bacino, che consentirà la partecipazione della società civile e delle popolazioni indigene alla gestione del fiume Marañón. Allo stesso modo, ordina alla compagnia petrolifera nazionale di aggiornare i suoi strumenti di gestione ambientale grazie anche a un processo di consultazione che deve coinvolgere le popolazioni indigene.
El Juzgado mixto de la Ciudad de Nauta, en Loreto, Perú, el 18 de marzo publicó la sentencia histórica que reconoce…
Posted by Huaynakana Kamatahuara Kana on Wednesday, March 20, 2024
Con questa sentenza, il Perù si avvicina ad altri Paesi della regione, come Panama, Colombia, Ecuador o Bolivia, che grazie a progressi legislativi o sentenze giudiziarie hanno riconosciuto diritti alla natura o a particolari ecosistemi, come i fiumi – ha commentato il coordinatore del programma nazionale di CooperAcción, Paul Maquet. Oggi esistono circa 200 regolamenti o sentenze, in vari Paesi del mondo, che considerano gli ecosistemi come soggetti di diritti, compresa la conservazione e la rigenerazione dei loro cicli naturali.
Cosa ha deciso la sentenza
Il Tribunale Misto della città di Nauta, protetto dal fascicolo 00010-2022-0-1901-JM-CI-01, ha stabilito che il fiume Marañón ha un valore intrinseco ed è riconosciuto come titolare dei diritti, codificando una serie di diritti inerenti, come:
- il diritto allo scorrimento, per garantire un ecosistema sano
- il diritto a fornire un ecosistema sano
- il diritto a fluire libeeo da ogni inquinamento
- il diritto a nutrirsi e ad essere nutrito dai suoi affluenti
- il diritto alla biodiversità
- il diritto alla rigenerazione dei suoi cicli naturali
- il diritto alla conservazione della propria struttura e delle proprie funzioni ecologiche
- il diritto alla protezione, alla conservazione e al recupero
Il giudice ha inoltre ordinato il riconoscimento delle comunità e delle organizzazioni indigene come guardiani, difensori e rappresentanti del fiume.
Con i suoi 1400 chilometri, il fiume Marañón è l’undicesimo affluente più lungo del Rio delle Amazzoni. Il suo bacino si estende per circa 358mila km2 ed è il settimo più grande dell’Amazzonia. Questo traguardo può davvero rappresentare un prezioso precedente e una pietra miliare a difesa della natura e dei diritti delle popolazioni indigene.
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