Grazie alle nanotecnologie saremo in grado di eliminare le scorie radioattive dall'acqua. E la buona notizia è che la soluzione esiste già e viene dal QUT, la Queensland University of Technology
Una nuova tecnologia potenzialmente in grado di rimuovere il materiale radioattivo dall’acqua contaminata, favorendo gli interventi di disinquinamento a seguito di catastrofi nucleari, come quella di Fukuhsima. L’interessante invenzione viene dalla Queensland University of Technology (QUT) dove i ricercatori hanno sviluppato un sistema per ripulire milioni di tonnellate di acqua contaminata da materiale radioattivo pericoloso e conservare in modo sicuro i rifiuti.
Qualche mese fa erano giunte le nuove misure di sicurezza da parte dell’Ue riguardo al trattamento delle scorie nucleari provenienti dai 143 reattori presenti in Europa, secondo le quali le scorie saranno raccolte dentro speciali contenitori poi seppelliti in appositi bunker.
Alla luce di quanto accaduto a Fukushima nonostante le rassicurazioni del governo nipponico e gli atti di coraggio del deputato che ha bevuto l’acqua del reattore, si cercano nuove soluzioni al problema del trattamento dei rifiuti radioattivi.
Gli studiosi della QUT, guidati dal professor Huai-Yong Zhu, hanno pensato ad un materiale assorbente intelligente, che usa nanofibre di titanio e nanotubi. La differenza dagli attuali metodi di pulizia che utilizzano le argille stratificate e gli zeoliti, sta nel fatto che i nuovi materiali potrebbero bloccare in modo definitivo il radioattivo contaminato presente nell’acqua. Le sostanze assorbenti inoltre possono essere smaltiti in modo sicuro senza il rischio di perdite, anche se il materiale utilizzato si è bagnato.
“Un grammo di nanofibre può efficacemente purificare almeno una tonnellata di acqua inquinata” – ha sottolineato il professor Zbhu. – “Ciò consente di evitare il rischio che prodotti contaminati si disperdano nel suolo.”
La tecnologia, sviluppata in collaborazione con l’organizzazione australiana ANSTO e con la Pennsylvania State University, fa passare l’acqua contaminata attraverso i nanotubi sottili e le fibre al loro interno intrappolano gli ioni di cesio radioattivo.
“Ogni anno sentiamo parlare di almeno un incidente nucleare. Non solo vi è un rischio di contaminazione anche a causa dell’errore umano ma c’è anche il risvolto che riguarda i disastri naturali come quello che abbiamo visto in Giappone quest’anno” ha detto Zhu.
La soluzione proposta dalla QUT è valida anche qualora si decida l’abbandono del nucleare. “Anche se si decide che l’energia nucleare non è il modo in cui vogliamo andare avanti, ci sarà ancora bisogno di pulizia su ciò che è stato prodotto finora, che va conservato in modo sicuro“.
Francesca Mancuso