La Svezia dà avvio a una maxi-estrazione di terre rare, ma siamo sicuri che sia la strada da seguire?

Siamo sicuri che continuare ad estrarre terre rare sia il modo più giusto per sostenere la transizione energetica? La scoperta di una nuova miniera di questi minerali in Svezia getta ombre su una questione molto delicata

Le terre rare rappresentano una componente essenziale per la costruzione di numerosi oggetti tecnologici – dai cellulari ai computer, dagli schermi di TV e computer alle lampade a LED, dai veicoli elettrici alle turbine eoliche ai pannelli solari.

Questi minerali sono abbastanza diffusi in tutto il mondo ma, come suggerisce il loro nome, si trovano in concentrazioni molto contenute: si pensi che, per estrarre un chilogrammo di terre rare è necessario scavare diverse tonnellate di roccia.

Ciò significa che i processi di estrazione e di lavorazione delle terre rare sono difficili e costosi – e non privi di pericoli per l’ambiente e la salute umana. Oltre alla distruzione di tonnellate di roccia per estrarre minime quantità di minerali, non è raro che essi si trovino legati a sostanze chimiche radioattive (come l’uranio) e che la loro estrazione provochi una fuoriuscita di tali sostanze pericolose.

Insomma, non è possibile estrarre e usare le terre rare senza danneggiare profondamente l’ambiente – e ciò è un controsenso, visto che questi minerali sono indicati da molti come necessari per la transizione energetica a cui il mondo aspira per uscire dalla crisi climatica che stiamo vivendo.

Come abbiamo detto, le terre rare sono alla base della realizzazione di pannelli fotovoltaici, turbine eoliche e motori elettrici per la mobilità sostenibile: le energie rinnovabili – fotovoltaico, eolico – sono la svolta sostenibile del prossimo futuro, ma dietro la loro produzione c’è una richiesta di terre rare sempre crescente, che sta diventando insostenibile per la Natura.

Nei giorni scorsi la società mineraria svedese LKAB ha annunciato di aver trovato più di un milione di tonnellate di ossidi di terre rare vicino alla città artica svedese di Kiruna: si tratta del più grande deposito del suo genere in tutto il continente europeo (che attualmente esporta la quasi totalità del suo fabbisogno di terre rare dalla Cina, primo produttore ed esportatore mondiale).

terre rare nell'artico

@LKAB

Questa è una buona notizia, non solo per LKAB, la regione e il popolo svedese, ma anche per l’Europa e il clima – afferma Jan Moström, CEO del gruppo LKAB. –  Questo è il più grande deposito conosciuto di elementi di terre rare nella nostra parte del mondo e potrebbe diventare un elemento fondamentale per la produzione delle materie prime fondamentali che sono assolutamente cruciali per consentire la transizione verde. 

Siamo sicuri di aver davvero bisogno di una nuova, enorme miniera estrattiva di terre rare? La folle corsa verso dispositivi che ci permetteranno di ottenere energie sostenibili spingono verso l’estrazione, ma l’ambiente ci presenterà presto un conto molto salato.

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Fonte: LKAB

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