I fondali marini del Canale di Sicilia custodiscono tre grandi vulcani, rimasti sconosciuti finora. La sorprendente scoperta è avvenuta qualche giorno fa durante una spedizione alla quale hanno preso parte dei ricercatori italiani, che hanno rinvenuto pure un relitto di un nave lunga 100 metri
Il vulcano sottomarino più noto del nostro Paese è sicuramente il Marsili, che si estende nelle acque del Tirreno per circa 2.100 km quadrati. In realtà l’Italia ne ha diversi, fra cui Glauco, Eolo e Enarete. A questi si aggiungono tre nuovi vulcani individuati di recente nel Canale di Sicilia.
L’eccezionale scoperta è stata fatta nel corso della spedizione scientifica internazionale (M191 SUAVE), condotta a bordo della nave tedesca METEOR dal 16 luglio allo scorso 5 agosto.
Durante la fruttuosa missione, coordinata congiuntamente dall’Università di Malta e dall’Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste, è stato rinvenuto anche un relitto, non molto lontano dall’isola di Linosa.
📯Tre grandi vulcani sottomarini, vari fenomeni di idrotermalismo e il relitto di una nave sono stati scoperti nel canale…
Posted by OGS – Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale on Tuesday, August 8, 2023
Cosa sappiamo finora sui vulcani scoperti
I tre vulcani scoperti di recente sono caratterizzati da dimensioni notevoli. Misurano, infatti, almeno 6 chilometri di larghezza e si elevano per oltre 150 metri sui fondali marini. Questi vanno ad aggiungersi ad una serie di altri coni vulcanici localizzati dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS nel 2019 nella zona compresa tra Mazara del Vallo e Sciacca.
Tre grandi vulcani sottomarini, vari fenomeni di idrotermalismo e il relitto di una nave sono stati scoperti nel corso della spedizione scientifica internazionale (M191 SUAVE), condotta a bordo della nave tedesca METEOR dal 16 luglio allo scorso 5 agosto.
Nel corso della spedizione, i ricercatori hanno raccolto campioni di roccia che verranno analizzati e che potrebbero offrirci indicazioni specifiche in merito all’età dei vulcani. Utilizzando un ecoscandaglio sono roisciti a ricostruire la morfologia del fondale marino ad alta risoluzione, mentro con un magnetometro sono state identificate le anomalie associate a strutture vulcaniche sottomarine.
“Queste informazioni saranno fondamentali per ricostruire la storia geologica di una delle regioni più complesse del Mediterraneo centrale dove, a partire da circa 4-5 milioni di anni fa, si è sviluppato un sistema di profonde fosse legate a processi tettonici di tipo estensionale, che tecnicamente chiamiamo “rift”, che non hanno portato però alla formazione di crosta oceanica” spiega Giulia Matilde Ferrante, ricercatrice della Sezione di Geofisica dell’OGS che ha partecipato alla missione.
“È incredibile scoprire ancora oggi nuovi elementi geologici in un mare, come il Mediterraneo, solcato da millenni da ogni tipo di imbarcazione. Questo mostra in maniera evidente quanto siano ancora poco conosciuti i fondali marini, anche in prossimità delle coste” aggiunge il collega dell’OGS Jonathan Ford.
Le caratteristiche del relitto
Come anticipato, i tre grandi vulcani sottomarini non sono stati l’unica sorpresa per gli scienziati. Nei fondali fra l’isola di Linosa e le coste siciliane è stato rilevato un relitto grazie alla mappatura dei fondali condotta nel corso della campagna.
A seguito della scoperta, lasua posizione è stata segnalata alle autorità marittime italiane. Si tratta di una nave lunga 100 metri e larga 17 metri, adagiata ad una profondità di 110 metri.
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Fonte: OGS
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