In vista della Convention on Biological Diversity, un gruppo di 22 istituti di ricerca, ha redatto il documento Four Steps for Earth, delineando 4 passi precisi che possono aiutarci a combattere la perdita di biodiversità.
Dieci anni, esattamente nel 2010, i membri delle Nazioni Unite hanno redatto un accordo a tutela della biodiversità, ma ad oggi quegli obiettivi sono rimasti soltanto sulla carta e non hanno portato a risultati soddisfacenti. E non possiamo più permetterci di far passare un altro decennio senza azioni concrete per proteggere la Terra. In vista della Convention on Biological Diversity, prevista per il prossimo maggio, un gruppo di 22 istituti di ricerca, si è riunito per delineare quattro fasi – definite Four Steps for Earth – che possono a aiutarci combattere la perdita di biodiversità.
“L’imminente incontro della Convention on Biological Diversity (CBD) e l’adozione del nuovo Global Biodiversity Framework, rappresentano un’opportunità per trasformare il rapporto dell’umanità con la natura” spiegano i ricercatori. “Si spera che il Global Biodiversity Framework fornisca lo slancio necessario per un cambiamento trasformativo non solo per le nazioni ma anche per le aziende, le industrie e i cittadini”.
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Nel documento redatto dal team di ricercatori, guidato dall’Interdisciplinary Center for Conservation Science dell’Università di Oxford, viene illustrato il quadro delle cosiddette “4R”:
- Refrain: evitare impatti negativi sulla natura, ad esempio la deforestazione
- Reduce: ridurre al minimo i danni causati da eventuali impatti inevitabili, preferendo per esempio l’agricoltura biologica a quella intensiva
- Restore: agire per ripristinare qualsiasi danno causato alla natura (i rimboschimenti compensativi rappresentano un esempio calzante)
- Renew: adoperarsi per rivitalizzare la natura e migliorare gli ecosistemi danneggiati (rendendo le città più verdi e sviluppando sistemi innovativi orientati alla sostenibilità)
Gli scienziati sottolineano che le “4R” dovrebbero essere interiorizzate e messe in pratica non solo dalle istituzioni e dalle grandi aziende a livello nazionale e globale, ma da qualsiasi gruppo o individuo, anche a livello locale. Il modello può essere applicato quotidianamente e potrebbe condurci a scelte alimentari e di consumo più consapevoli:
“Questo documento rappresenta un vero lavoro di squadra, con autori del mondo accademico, economico e governativo” evidenzia la professoressa dell’Università di Oxford Eleanor Jane Milner-Gulland, autrice principale della relazione. “Siamo entusiasti di lanciare questa idea e speriamo che possa essere utile a diversi gruppi che lavorano per realizzare la visione del quadro globale sulla biodiversità post-2020. È una sfida enorme, con molte sfaccettature diverse, ma ci auguriamo che Four Steps for the Earth sia in grado di fornire una struttura intuitiva e flessibile per legare insieme tutti i fili”.
Nel documento, pubblicato sulla rivista One Earth, i ricercatori hanno illustrato diversi esempi di applicazione del quadro di riferimento, che è stato utilizzato in varie parti del mondo, dal caso delle Olimpiadi di Londra del 2012 a quello che ha per protagoniste le comunità indigene. Un interessante esempio virtuoso proviene dal Perù, dove questo tipo di framework è stato adottato per ridurre il fenomeno della cattura accidentale di tartarughe marine.
“Ci auguriamo che questo quadro di riferimento possa rappresentare un punto di svolta nel modo in cui istituzioni come Oxford pensano al loro impatto sulla biodiversità” auspica il coordinatore del progetto Henry Grub dell’Università di Oxford. “I nostri impatti non possono essere trascurati per via della ricerca positiva che facciamo; piuttosto speriamo che le ‘4R’ riescano a trasformare gli sforzi fatti per affrontare gli impatti ambientali del cibo che mangiamo nelle mense, della carta che mettiamo nelle stampanti, della terra su cui costruiamo e altro ancora.”
Il modello delle 4R si configura quindi come uno strumento utile a tutti con regole apparentemente banali che, se seguite correttamente, possono davvero fare la differenza per il nostro Pianeta e la sua biodiversità.
Fonte: One Earth
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