Rigenerare i terreni contaminanti dagli idrocarburi? Contro l'inquinamento si rivelano preziosi gli scarti cerealicoli. Questi sono i protagonisti di un interessante progetto di economia circolare, promosso dall'Università di Brescia
Sul territorio del nostro Paese sono oltre 4600 i siti contaminati da sostanze come metalli pesanti e petrolio e più di 5mila quelli che lo sono potenzialmente. Da troppi anni tantissimi terreni attendono di essere bonificati: una delle Regioni maggiormente interessate da questo allarmante fenomeno è la Lombardia.
Proprio da qui è partito un innovativo progetto, promosso dall’Università degli Studi di Brescia e co-finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. L’iniziativa prende il nome di RICREA e si pone un duplice obiettivo: da un lato quello di ridurre i rifiuti derivanti dal settore agricolo, dall’altro rigenerare tutti quei terreni contaminati. Protagonisti del progetto sono igli scarti generati dalla produzione e trasformazione di cereali, che vengono impiegati per bonificare i campi.
RICREA focalizza le attività di ricerca sui rifiuti cerealicoli in quanto tali scarti, per loro natura, sono caratterizzati da una composizione che consente la produzione di molecole ad alto valore aggiunto quali i biotensioattivi (detti anche biosurfattanti, BS), peculiarità che li rende ottimi candidati in diversi processi ambientali come, fra gli altri, il biorisanamento, la biodegradazione ed il recupero del petrolio – spiegano i promoori – Nel dettaglio, attraverso l’impiego dei rifiuti cerealicoli per la produzione di biotensioattivi, sarà possibile trattare i terreni contaminati da idrocarburi pesanti e idrocarburi policiclici aromatici utilizzando il cosiddetto “processo bioelettrochimico assistito”, indicato anche come BES+, dall’inglese bioelectrochemical systems.
Attraverso quest’ultima tecnica (non ancora applicato a scala reale in Italia), attraverso l’utilizzo di elettrodi, è possibile stimolare nel suolo l’attività metabolica di biodegradazione degli inquinanti organici.
“La diffusa applicazione di questa tecnica innovativa, potrà garantire un uso efficiente ed ecocompatibile degli scarti residui dalla lavorazione e trasformazione dei cereali, creando anche nuove opportunità di crescita per le aziende agricole stesse, sia in termini di redditività che di competitività” aggiugono gli esperti.
Il team si è messo a lavoro a partire dal marzo dello scorso anno. E una serie di esperimenti sulla biodegradazione di gocce di petrolio ha già portato a risultati soddisfacenti. I promotori del progetto hanno anche creato una piattaforma virtuale che fa da punto di contatto tra domanda e offerta di scarti cerealicoli.
Che dire? Un bel progetto di economia circolare, che ci auguriamo possa trovare presto applicazione su larga scala!
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Fonte: RICREA
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