Cambiamenti climatici: è ancora emergenza sbiancamento della barriera corallina in Australia.
Cambiamenti climatici: è ancora emergenza sbiancamento della barriera corallina in Australia. Non basta la fornita dal gruppo di studio del Coral Watch qualche mese fa, ora a dire che le cose stanno messe veramente male ci pensano anche i ricercatori australiani della James Cook University di Townsville.
Da una loro ricerca aerea e subacquea dei 2300 km della Barriera è emerso che un massiccio sbiancamento dei coralli provocato dall’acqua del mare troppo calda ha ucciso il 35% della Grande Barriera Corallina nelle sue sezioni settentrionali e centrali, al largo della costa nordest dell’Australia, il tutto reso ancora più grave dal fenomeno ciclico El Niño che influenza le correnti oceaniche.
Patrimonio mondiale dell’Unesco, la Grande barriera corallina australiana rientra tra le aree marine protette più grandi del mondo: contiene più di 200mila km quadrati di habitat di piattaforma continentale poco profonda, ma l’anno scorso anno il Comitato Unesco ha minacciato la sua inclusione nella lista nera dei siti “in pericolo”, sollecitando il governo di Canberra a definire un programma sostanziale di conservazione.
Ma perché avviene lo sbiancamento dei coralli? In pratica il corallo si sbianca quando l’acqua è troppo calda per troppo tempo, quindi ha una sorta di stress ed espelle le alghe colorite da cui dipende per ricevere energia. Tutto ciò è dovuto, ovvio, al cambiamento climatico e al riscaldamento globale, alimentato dalla bruciatura di combustibili fossili, che aumenta la temperatura delle acque (messe a dura prova anche dagli scarichi agricoli), mentre il loro inquinamento rende i coralli più vulnerabili e meno capaci di riprendersi.
“Questa è la terza volta in 18 anni che la Grande Barriera Corallina subisce uno sbiancamento di massa a causa del riscaldamento globale, e l’evento corrente è estremo, molto più esteso di quanto sia stato misurato finora”, spiega Terry Hughes, direttore del Centre of Excellence for Coral Reef Studies dell’Univerdità.
“Il danno è parte di une massiccio evento di sbiancamento che colpisce i banchi corallini attorno al mondo già da due anni. Alcune isole del Pacifico hanno riportato tassi di mortalità dei coralli sopra l’80%. In tutti i casi, le aree che soffrono il peggiore sbiancamento sono quelle in cui l’acqua è stata più calda più a lungo”, conclude lo scienziato.
Quello che c’è da sperare è che i leader australiani affrontino queste gravissime minacce all’ecosistema e agiscano tempestivamente per combatterle. Intanto noi, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa. Come? Ricordandoci di non inquinare, per esempio, e tenendo presente che la Barriera corallina, anche se a migliaia di chilometri di distanza, ci è più vicino che mai.
Germana Carillo
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