Una potatura sbagliata ha fatto crollare uno degli alberi più maestosi dell'Abruzzo - e insorge la rabbia degli ambientalisti verso questa tragedia che poteva essere evitata
Vi abbiamo raccontato, esattamente una settimana fa, della scomparsa di Juan Carrito – l’orso marsicano simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: il grosso animale è stato investito da un’auto sulla strada tra Castel di Sangro Roccaraso e sarebbe morto quasi sul colpo, dopo alcuni minuti di agonia.
In quelle stesse ore, un altro grande gigante naturale abruzzese toccava il suolo spegnendosi per sempre: stiamo parlando della “Quercia delle streghe” di Loreto Aprutino, l’albero monumentale più grande della provincia di Pescara (ben 6,4 metri di circonferenza del fusto) e tra i più grandi della regione.
La quercia delle streghe aveva alle sue spalle una lunga storia e aveva preso parte addirittura al secondo conflitto mondiale: con il suo fusto cavo, aveva ospitato riserve di grano e altri generi alimentari e offerto talvolta rifugio e nascondiglio sicuro per i partigiani.
La causa della morte di un albero così antico non è stata, come ci si potrebbe immaginare, un parassita o una malattia, bensì una potatura sbagliata commessa da persone che avrebbero dovuto tutelare questa pianta e l’hanno invece ammazzata.
Dopo una “valutazione specialistica” che appunto ne aveva autorizzato la potatura, la quercia delle streghe è stata potata dei suoi rami per una parte della sua circonferenza, lasciando solo un enorme ramo che infine è crollato a terra per il suo stesso peso, portandosi dietro tutto il resto della pianta.
È stato solo un caso che, al momento della caduta dell’albero, non si trovasse nessuno a passare nei suoi pressi, poiché questo evento avrebbe potuto portare anche a vittime umane o animali. Il tronco è crollato su un’auto parcheggiata, che si è ovviamente distrutta.
In Italia c’è un grave problema di gestione degli alberi monumentali, che di anno in anno muoiono per mancanza di trattamenti adeguati e incuria. Le associazioni ambientaliste denunciano uno stato di abbandono di quello che è un patrimonio di valore inestimabile per storia culturale e per eredità naturale, che sembra essere invece lasciato a se stesso.
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