L’Italia non rispetta le leggi UE e questa non è una novità. Ma se le norme riguardano la qualità dell’aria, il discorso diventa ancora più preoccupante. La Corte di Giustizia europea ha infatti condannato il nostro Paese perché non rispetta le norme comunitarie che regolano l’inquinamento dell’aria e del’acqua.
L’Italia non rispetta le leggi UE e questa non è una novità. Ma se le norme riguardano la qualità dell’aria, il discorso diventa ancora più preoccupante. La Corte di Giustizia europea ha infatti condannato il nostro Paese perché non rispetta le norme comunitarie che regolano l’inquinamento dell’aria e del’acqua.
Secondo quanto riportato ieri dalla commissione Ue, l’Italia, la Spagna, il Portogallo e Cipro “non hanno affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive per l’inquinante atmosferico particolato fine”. Stiamo parlando dei PM10, una micro particella che deriva soprattutto dalle emissioni industriali, ma anche dallo smog delle automobili e dalle attività domestiche. E sono queste particelle le cause principali del cancro ai polmoni, dei problemi cardiovascolari e dell’asma, specie tra gli anziani e i bambini.
I valori di PM 10 sono superiori al limite imposto dall’Ue in diverse zone del Paese, specie quelle eccessivamente urbanizzate e industrializzate. Per carenza di attenzione alla qualità di ciò che respiriamo, l’Italia sarà costretta non solo a respirare aria inquinata, ma anche a pagare una multa salata. La direttiva europea infatti (la 2008/50/Ce) impone agli Stati dell’Unione Europea di limitare l’esposizione dei cittadini a queste micro particelle (Pm10) – poiché la legislazione pone dei limiti fisiologici di esposizione; gli Stati membri avrebbero dovuto uniformarsi a questo limite entro il 2005 (una norma che regola sia la concentrazione annua, 40 microgrammi al metro cubo, sia la concentrazione quotidiana, 50 microgrammi al metro cubo, che non deve essere superata oltre 35 volte in un anno di calendario). Ma dall’entrata in vigore della normativa nel 2005, l’Italia non ha mai rispettato i limiti prefissati.
“La Commissione,” ha commentato la presidente del Partito verde europeo Monica Frassoni, “ha finalmente e correttamente dato seguito alle numerose denunce di comitati locali, a Milano, Verona e in altre città, che come Verdi europei seguivamo da anni. Ovviamente è frustrante vedere come sul fronte delle polveri sottili, come su tanti altri, l’Italia recepisca quasi sempre male o in ritardo le norme europee e si corregga solo a seguito di procedure d’infrazione. Però, allo stesso tempo, è importante che i cittadini vedano che il loro contributo – da veri guardiani delle leggi – è davvero prezioso, è tenuto in considerazione e produce effetti concreti rispetto alle situazioni che si vogliono cambiare, anche se spesso su tempi lunghi.”
“Vedremo ora,” ha continuato Monica Frassoni, “come reagirà la Corte di Giustizia, ma ho pochi dubbi che non si arrivi a una sentenza di condanna: la Commissione ha giustamente sottolineato come nel nostro Paese troppe volte siano stati superati i limiti di PM10, ben oltre le 35 giornate all’anno consentite, e come manchi la dimostrazione che siano state adottate le misure necessarie per rientrare nei limiti entro la proroga concessa fino a giugno 2011 dalla direttiva sulla qualità dell’aria (2008/50).”