Acqua contaminata da sostanze cancerogene finita nel Mar Ionio. E non un'acqua qualunque ma quella prodotta dell'Itrec, l'Impianto di Trattamento e Rifabbricazione Elementi Combustibili Nucleari di Rotondella, in provincia di Matera, gestito da Sogin
Acqua contaminata da sostanze cancerogene finita nel Mar Ionio. E non un’acqua qualunque ma quella prodotta dell’Itrec, l’Impianto di Trattamento e Rifabbricazione Elementi Combustibili Nucleari di Rotondella, in provincia di Matera, gestito da Sogin.
Dopo una serie di indagini da parte dalla Procura distrettuale di Potenza condotte dai Carabinieri del Noe, le vasche di raccolta delle acque di falda e le condotte di scarico a mare dell’impianto di Sogin sono state immediatamente sequestrate, insieme a quelle dell’adiacente impianto “ex Magnox” in area Enea.
Contestati i reati di inquinamento ambientale, falsità ideologica, smaltimento illecito di rifiuti e traffico illecito di rifiuti.
Sogin è la società che si sta occupando del cosiddetto decommissioning (smantellamento) degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi. Oltre alle quattro centrali nucleari italiane di Trino (VC), Caorso (PC), Latina e Garigliano (CE) e all’impianto FN di Bosco Marengo (AL), Sogin gestisce il decommissioning degli ex impianti di ricerca Enea Eurex di Saluggia (VC), Opec e Ipu di Casaccia (RM) e Itrec di Rotondella (MT).
Tutto è iniziato quando è stato riscontrato un grave stato di inquinamento ambientale causato nella falda acquifera sottostante il sito Enea -Sogin. Nelle acque sono stati rilevati cromo esavalente e tricloroetilene, sostanze pericolose e cancerogene, utilizzate per il riprocessamento, ossia il trattamento delle barre di uranio/torio stoccate nel sito dell’Itrec.
Gli inquirenti hanno accertato “una grave ed illecita attività di scarico a mare dell’acqua contaminata, che non veniva in alcun modo trattata. In particolare, le acque contaminate, attraverso una condotta, partivano dal sito in questione e, dopo avere percorso alcuni chilometri, si immettevano direttamente nel mare Jonio”.
Secondo le accuse, dunque, le acque finivano in mare senza subire alcun trattamento finendo in mare. Gli effetti sulla salute della fauna marina, e indirettamente quelli sull’uomo, non sono ancora noti ma di certo la presenza di sostanze cancerogene è tutt’altro che rassicurante.
Per questo la Procura ha disposto l’immediato sequestro delle vasche, per evitare ulteriori conseguenze sia per l’ambiente che per la salute pubblica.
“Il sequestro preventivo – fa sapere il Procuratore Capo Francesco Curcio- non bloccherà in alcun modo le attività di decommissionamento del sito nucleare, che, pertanto, potranno e dovranno normalmente proseguire ma obbligherà i responsabili dei siti sotto la diretta vigilanza della Procura ad adottare le indispensabili misure a tutela dell’ambiente e della salute pubblica che fino ad oggi non erano state prese”.
Nucleare pulito, neanche durante il decommissionamento…
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Francesca Mancuso