Per tutto il fine settimana gli occhi sono rimasti puntati sulla EcoX di Pomezia, dalla cui struttura venerdì si è levata una densa colonna di fumo nero. Nelle ore scorse, mentre i vigili del fuoco continuavano ad operare per spegnere definitivamente il rogo, ci si è interrogati su quali materiali stessero bruciando. Materiali plastici ma forse anche amianto (la conferma del ritrovamento da parte degli ispettori dell’Asl è arrivata poche ore fa) , mentre l’odore acre si è spostato fino a raggiungere le zone a Sud di Roma. Progressivamente si sono susseguite le ordinanze dei comuni coinvolti con le raccomandazioni del caso ai cittadini. Uno dei problemi maggiori è che intorno alla EcoX ci sono zone coltivate: quali danni all’agricoltura?
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Rogo di Pomezia. Per tutto il fine settimana gli occhi sono rimasti puntati sulla EcoX, dalla cui struttura
Nelle ore scorse, mentre i vigili del fuoco continuavano ad operare per spegnere definitivamente il rogo, ci si è interrogati su quali materiali stessero bruciando.
Materiali plastici, ma forse anche amianto (la conferma del ritrovamento da parte degli ispettori dell’Asl è arrivata poche ore fa) , mentre l’odore acre si è spostato fino a raggiungere le zone a Sud di Roma.
Progressivamente si sono susseguite le ordinanze dei comuni coinvolti con le raccomandazioni del caso ai cittadini.
Uno dei problemi maggiori è che intorno alla EcoX ci sono zone coltivate: quali danni all’agricoltura, dovute alla ricaduta al suolo dei materiali bruciati?
(credit foto: postata da Nadycry Gior sulla nostra pagina Facebook)
Rogo di Pomezia, c’era amianto sul tetto della EcoX
Già dalle prime battute, non appena l’incendio è divampato, si è parlato della possibilità che il tetto dello stabilimento della EcoX – che smaltisce rifiuti speciali – fosse coperto da lastre di amianto.
Ce lo hanno scritto sulla nostra pagina Facebook anche i nostri lettori che abitano nei pressi dell’incidente.
L’Osservatorio Amianto riferisce che alcuni cittadini hanno accusato malori, più di 100 sono stati assistiti dall’unita’ di crisi costituita dall’Osservatorio, e molti altri temono di aver inalato e di continuare a inalare le fibre di amianto cancerogene.
Ricordiamo a questo proposito che è possibile rivolgersi all’unità di crisi, coordinata dal Presidente ONA, Ezio Bonanni, dalla coordinatrice nazionale Antonella Franchi al 328.4648451 e ad Antonio Dal Cin allo 0773/511463. In alternativa è possibile anche inviare un’ e-mail all’indirizzo osservatorioamianto@gmail.com.
”Purtroppo il nostro sospetto circa la presenza di amianto risulta aver trovato conferma e ormai le fibre si sono aerodisperse; gli effetti sulla salute si vedranno nei prossimi 20-30-40 anni a causa della lunga latenza delle patologie asbesto correlate (mesotelioma, tumore al polmone e altri cancri delle vie aeree e del tratto gastrointestinale). (…) L’Ona presenterà un esposto denuncia per il reato di disastro ambientale e chiederà l’applicazione della nuova legge sugli eco reati e la punizione dei responsabili, preannunciandosi già da ora parte civile nel processo penale. Assisteremo gratuitamente tutti quei cittadini che intenderanno costituirsi parte civile per chiedere il risarcimento dei danni. Già da tempo avevamo richiesto una maggiore attenzione delle Istituzioni in chiave preventiva, infatti la pericolosità di questo sito era già stata segnalata mesi prima. L’ONA, infatti, ribadisce che se ci fosse stata una maggiore attenzione, attraverso la bonifica ma anche semplicemente un servizio anti incendio all’interno dello stabilimento andato a fuoco, questo disastro non si sarebbe verificato o quanto meno le conseguenze sarebbero state meno drammatiche”, ha dichiarato il presidente Bonanni, mentre i volontari sono quindi tuttora attivi a sostegno dei cittadini e si attendono risultati specifici sull’eventuale presenza di amianto specialmente nelle coperture e sui capannoni, il che comporterebbe danni irreversibili.
Rogo di Pomezia, il peggior incendio di rifiuti degli ultimi anni
Così Legambiente classifica il rogo di Pomezia, chiedendo immediata chiarezza su cause e conseguenze. Intanto, si sono susseguite le raccomandazioni dei sindaci, sotto forma di ordinanze, anche sulla scia di comunicazioni da parte dell’Asl: meglio tenere chiuse le finestre, evitare la raccolta ortofrutticola e il pascolo, annullare manifestazioni all’aperto. Naturalmente, la preoccupazione è per l’inquinamento potenziale che le plastiche incendiate potrebbero diffondere e far ricadere al suolo. Arpa Lazio ha già attivato tutti i monitoraggi, si attendono i risultati sullo stato di qualità dell’aria e del suolo anche per poter tranquillizzare gli abitanti della zona riguardo le conseguenze su salute e ambiente.
La nube tossica ha danneggiato 4 mila ettari di coltivazioni
Dopo 2 giorni i tecnici dell’Arpa Lazio “hanno provveduto a prelevare i primi campioni dai campionatori che erano stati collocati in prossimità dello stabilimento interessato dal rogo nella giornata di venerdì. Nei prossimi giorni, nei minimi tempi tecnici consentiti dalle procedure analitiche, saranno disponibili gli esiti delle determinazioni”.
Si attende, dunque. Intanto sappiamo che i dati delle centraline a Roma Sud (area potenzialmente interessata dalla nube, seppure in maniera blanda) anche sabato non hanno evidenziato superamenti dei limiti previsti dalla legge e che le medie giornaliere e le medie orarie osservate hanno continuato ad essere in linea con quelle dei giorni precedenti e con i valori normalmente rilevati in questo periodo dell’anno. Ma nelle zone limitrofe e nei 21 comuni interessati dalla nube tossica si teme il peggio. Il commissario straordinario del Comune di Ardea, Antonio Tedeschi, ha vietato con un’ordinanza la raccolta degli ortaggi e di pascolo degli animali nel territorio comunale distinto in un raggio di 5 km dal luogo dell’incendio.
E per Coldiretti saranno 150 le aziende agricole a subire danni, quelle oggetto dell’ordinanza, quelle con sede in un’area coltivata di circa 4mila ettari. Per loro Coldiretti si costituirà parte civile per i danni diretti, indiretti e di immagine provocati dall’incendio, nel procedimento penale che sara eventualmente aperto. La Procura di Velletri indaga sull’incendio, il reato ipotizzato è di incendio colposo; ai tecnici dell’Arpa il compito di monitorare aria, suolo e sottosuolo, mentre l’area sarà posta sotto sequestro.
Anna Tita Gallo