Il rock and roll, pur divertente, è un problema ambientale: è inquinamento acustico e indebolisce le piante. Lo afferma un gruppo di ricerca della Mississippi State University, secondo cui l’esposizione prolungata ad un certo tipo di ritmo provoca degli squilibri ambientali. E a farne le spese sarebbero le piante di soia
Il rock and roll, pur divertente, è un problema ambientale: è inquinamento acustico e indebolisce le piante. Lo afferma un gruppo di ricerca della Mississippi State University, secondo cui l’esposizione prolungata ad un certo tipo di ritmo provoca degli squilibri ambientali. E a farne le spese sarebbero le piante di soia.
I ricercatori hanno scelto proprio ‘Rock and Roll Is Not Noise Pollution‘ (‘Il Rock and Roll non è inquinamento acustico’) della storica band AC/DC per vedere se gli artisti avevano ragione. Ma l’ambiente ha detto no.
Dopo due settimane di musica rock dell’album contenente il celebre brano, infatti, ma anche country e un confronto con normali suoni urbani, diversi ecosistemi di coleotteri, afidi (piccoli parassiti agricoli) e piante di soia hanno mostrato un comportamento anomalo dopo gli “scossoni” del rock.
I coleotteri sono infatti diventati predatori meno efficaci, con conseguente aumento della popolazione di afidi e minore biomassa per le piante di soia. Un problema anche per gli stessi autori del lavoro, appassionati e fan della band. Ma la ragione della ricerca non ha passioni che tenga.
“É stato difficile per noi – ha detto Brandon T. Barton, primo autore del lavoro – Odiamo essere in disaccordo con AC/DC. Noi non pensiamo che sia inquinamento acustico, però lo pensano i coleotteri. Questa è una distinzione importante”.
Insomma, noi possiamo continuare a sentire il rock and roll a tutto volume solo se non ci sono coleotteri e piante di soia nei paraggi? Purtroppo forse non è così, battute a parte. Lo stesso Barton ha infatti spiegato che lo studio offre una dimostrazione di come il suono possa alterare un organismo, e che quindi queste alterazioni potrebbero verificarsi anche su altro.
L’esperimento è stato anche ripetuto con suoni di volume simile ma di natura diversa con risultati simili. E purtroppo anche il suono di un trattore in una fattoria non è molto distante. Quindi se è poco probabile che un sistema di coleotteri e piante di soia ascolti rock and roll per due settimane di seguito, questo potrebbe accadere con un trattore.
I rumori umani di una fattoria potrebbero quindi ridurre l’efficienza dei predatori naturali dei parassiti. E se questo accade, sarà più difficile limitare (o meglio ancora, eliminare) l’uso dei pesticidi.
In tutto ciò non è chiaro perché invece la musica country sia meno impattante di una playlist di musica rock. “Ovviamente ci stiamo divertendo con questo esperimento con AC/DC, ma in realtà quello che volevamo mostrare era che l’inquinamento acustico e in generale i suoni prodotti dall’uomo colpiscono una specie, e quindi questo può ripercuotersi sulla catena alimentare” ha precisato Barton.
La ricerca, dedicata al chitarrista AC/DC Malcom Young morto mentre il manoscritto era in lavorazione, è stata pubblicata su Ecology and Evolution.
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Roberta De Carolis
Foto: Brandon Barton, CC BY-ND