Riusciranno i droni e l’intelligenza artificiale a salvare la pianta più solitaria al mondo?

La storia unica dell'Encephalartos woodii, la pianta più solitaria del mondo, e gli sforzi per trovare una femmina che potrebbe salvare la specie dall'estinzione

Il paleontologo Richard Fortey ha descritto l’Encephalartos woodii come “l’organismo più solitario del mondo”. Questa pianta, originaria del Sudafrica, appartiene alla famiglia delle cicadi, piante robuste con tronchi spessi e grandi foglie rigide che formano una maestosa corona. Questi sopravvissuti resilienti hanno superato i dinosauri e numerose estinzioni di massa. Un tempo diffuse, oggi sono tra le specie più minacciate al mondo.

L’unico esemplare selvatico conosciuto di E. woodii fu scoperto nel 1895 dal botanico John Medley Wood durante una spedizione botanica nella foresta di Ngoye, in Sudafrica. Nonostante i suoi sforzi, non riuscì a trovare altri esemplari. Nei decenni successivi, i botanici rimossero fusti e germogli coltivandoli nei giardini.

Nel 1916, temendo la distruzione dell’ultimo fusto, il Dipartimento Forestale rimosse l’esemplare selvatico per conservarlo in un recinto protetto a Pretoria, Sudafrica, rendendolo così estinto in natura. Da allora, E. woodii è stato propagato in tutto il mondo, ma tutte le piante sono cloni dell’esemplare di Ngoye. Sono tutti maschi, e senza una femmina, la riproduzione naturale è impossibile. La storia di E. woodii è una storia di sopravvivenza e solitudine.

L’evoluzione delle cicadi e la loro importanza

Encephalartos Woodii

@Andrew Massyn / Wikimedia Commons

Le cicadi sono tra i gruppi di piante più antichi esistenti oggi, spesso definite “fossili viventi” o “piante dei dinosauri” per la loro storia evolutiva che risale al periodo Carbonifero, circa 300 milioni di anni fa. Durante il Mesozoico (250-66 milioni di anni fa), noto come l’Età delle Cicadi, queste piante erano onnipresenti, prosperando nei climi caldi e umidi dell’epoca.

Nonostante somiglino a felci o palme, le cicadi non sono correlate a queste. Sono gimnosperme, un gruppo che include conifere e ginkgo. A differenza delle piante da fiore (angiosperme), le cicadi si riproducono tramite coni. È impossibile distinguere i maschi dalle femmine fino a che non maturano e producono i loro magnifici coni.

L’utilizzo dell’IA nella ricerca di una femmina di E. Woodii

Laura Cinti, ricercatrice in bioarte e comportamento delle piante, Università di Southampton, ha dichiarato nel suo articolo pubblicato su The Conversation:

La nostra ricerca si è ispirata al dilemma della pianta solitaria e alla possibilità che una femmina possa ancora essere trovata. Utilizziamo tecnologie di telerilevamento e intelligenza artificiale per cercare una femmina nella foresta di Ngoye. Nel 2022 e nel 2024, i nostri droni hanno coperto un’area di 195 acri, creando mappe dettagliate da migliaia di foto. Questo rappresenta una piccola porzione dei 10.000 acri della foresta di Ngoye.

Il nostro sistema di IA ha migliorato l’efficienza e l’accuratezza delle ricerche. Poiché l’E. woodii è considerato estinto in natura, sono state utilizzate immagini sintetiche per addestrare il modello di IA, migliorando la sua capacità di riconoscere le cicadi per forma in diversi contesti ecologici.

Le specie vegetali stanno scomparendo a un ritmo allarmante. Poiché tutti gli esemplari esistenti di E. woodii sono cloni, il loro potenziale per la diversità genetica di fronte ai cambiamenti ambientali e alle malattie è limitato. Trovare una femmina significherebbe togliere l’E. woodii dall’orlo dell’estinzione e potrebbe rivitalizzare la specie. Una femmina permetterebbe la riproduzione sessuata, introducendo diversità genetica e rappresentando un traguardo significativo negli sforzi di conservazione.

L’Encephalartos woodii ci ricorda la fragilità della vita sulla Terra, ma la nostra ricerca di una femmina dimostra che c’è speranza anche per le specie più minacciate, se agiamo tempestivamente.

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Fonte: The Conversation

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