Un documentario agghiacciante sui possibili effetti del bradisismo dei Campi Flegrei, con Napoli cosparsa di oltre 30 metri di cenere: ora però c’è la replica dell’Ingv (e il video non è più disponibile)
Il documentario della RSI Radiotelevisione svizzera sui rischi legati al bradisismo ai Campi Flegrei ha sollevato polemiche e interrogativi dopo che è misteriosamente scomparso da internet. Il lavoro della televisione svizzera, intitolato “Napoli, il supervulcano che minaccia l’Europa”, ha destato preoccupazione soprattutto per le animazioni 3D mostrate nel video.
Queste sequenze, secondo le critiche, non sono state contestualizzate e hanno mostrato scene di distruzione estrema, con Napoli sommersa da nubi ardenti e tonnellate di ceneri vulcaniche e il capoluogo campano coperto da 30 metri di cenere.
Il video di oltre 40 minuti pubblicato anche su YouTube mostra immagini catastrofiche con piazza del Plebiscito sommersa da nubi ardenti e la Basilica di San Francesco di Paola distrutta dalle fiamme. Per non parlare delle dichiarazioni di “esperti” che mettono in guardia sul fatto che anche ben più lontano di Napoli ci sarebbero morte e distruzione.
La replica dell’Ingv
Ora però è arrivata la replica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che ha contestato il documentario definendolo “informazione non basata sui dati”. L’Ingv ha sottolineato che nessuna delle 70 eruzioni avvenute nell’area dei Campi Flegrei negli ultimi 15.000 anni si avvicina allo scenario mostrato nel documentario.
Inoltre ha ribadito che la probabilità di una grande eruzione come quella rappresentata nel video è estremamente bassa, poiché verrebbero generati segnali macroscopici facilmente rilevabili dai sistemi di monitoraggio dell’istituto e dalla popolazione locale.
I sindaci delle città coinvolte nei Campi Flegrei, tra cui Napoli, Pozzuoli, Quarto e Bacoli, hanno rincarato la dose delle critiche, ribadendo che le rappresentazioni del documentario sono distanti dalla realtà e invitando i cittadini a seguire le informazioni provenienti da fonti affidabili come l’Ingv e la Protezione Civile.
Il video è stato rimosso e non è più visibile
E così, viste le tante polemiche, il documentario è improvvisamente sparito da internet. Su YouTube, il video è stato reso privato e non è più accessibile agli utenti, mentre sul sito web della RSI è visibile solo per gli utenti che si connettono dalla Svizzera. Tuttavia l’emittente non ha fornito alcuna spiegazione sulla rimozione del video.
Questa situazione ha sollevato ulteriori domande sulla trasparenza e sull’obiettività del lavoro giornalistico, soprattutto quando si tratta di questioni di sicurezza pubblica e di rischi naturali. Alcuni esperti hanno criticato il sensazionalismo del documentario, sottolineando l’importanza di fornire informazioni basate sui dati scientifici e di evitare la diffusione di allarmismi che potrebbero causare panico nella popolazione.
Ancora una volta, dunque, il caso del documentario della RSI sui Campi Flegrei evidenzia l’importanza di una comunicazione accurata e responsabile specialmente quando si trattano temi sensibili come la sicurezza vulcanica.
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Fonte: INGV
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