Nella t Mongolia settentrionale c’è un banco di nevi perenni che ora rischiano di non essere più perenni. Il riscaldamento globale colpisce anche lì.
Nella remota tundra della Mongolia settentrionale, fra le montagne Sayan (picco di quasi 3.500 metri), c’è un banco di nevi perenni che i locali chiamano munkh mus, ma che ora rischiano di non essere più perenni. Il riscaldamento globale colpisce anche lì e i ghiacci si stanno sciogliendo, interferendo con la storia e le tradizioni del posto. Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricerca guidato dell’Università del Colorado (Usa).
I ghiacci perenni sono fondamentali per la vita dei tradizionali pastori di renne della regione, che dipendono dalle zone innevate per l’acqua potabile pulita e per raffreddare i loro zoccoli nei mesi estivi (le renne sono animali notoriamente amanti del freddo e possono surriscaldarsi quando fa troppo caldo). Se continuerà a diminuirne l’estensione intere tradizioni, ma soprattutto sostentamento, potrebbero essere a rischio.
Nei mesi scorsi è stato condotto un sondaggio sui pastori di renne per saperne di più sulla loro relazione con quel fragile ghiaccio. E, nemmeno con molta sorpresa, i ricercatori hanno appreso che il munkh mus, un tempo affidabile, ora sembra sciogliersi più velocemente di qualsiasi momento della storia recente.
Tutti erano concordi su fatto che il ghiaccio sta scomparendo completamente in piena estate, un fenomeno che nessuno aveva mai visto prima. E i veterinari del gruppo di ricerca hanno riferito che questo scioglimento potrebbe presto comportare gravi rischi per la salute delle mandrie di renne.
“La particolarità dell’allevamento delle renne è lo stretto legame a questa cosa molto fragile: il ghiaccio – spiega William Taylor, che ha guidato lo studio. Se perdiamo questi sistemi culturali e stili di vita unici, perdiamo la diversità degli approcci e delle conoscenze che abbiamo come specie per affrontare il futuro”.
E non solo pastorizia recente. Questi ghiacci perenni contengono infatti anche alcune uniche testimonianze archeologiche di questa regione, connesse alla storia più profonda della pastorizia e in particolare di quella delle renne. La potenziale perdita di tali prove evidenzia le minacce che i cambiamenti climatici rappresentano per il patrimonio culturale mondiale.
Quindi non è a rischio solo la storia moderna della Mongolia: dall’analisi di 11 patch di ghiaccio i ricercatori hanno scoperto diversi manufatti, tra cui due rami scolpiti che potrebbero essere stati parte di una canna da pesca. Scoperte simili, ha riferito il team, potrebbero svanire per sempre nel ghiaccio che si scioglie.
“L’archeologia non è rinnovabile – spiega Julia Clark, archeologa della Flinders University in Australia, coautrice del lavoro. Una volta che il ghiaccio si è sciolto e che questi manufatti sono spariti, non possiamo più recuperarli”.
Lo studioso ha scoperto per la prima volta il munkh mus nell’autunno del 2017, quando ha viaggiato verso le fredde e ventose montagne Sayan per cercare prove dell’antico addomesticamento di cavalli e altre specie. Lì ha trovato una piccola comunità, attualmente di 30 famiglie, che vivono allevando renne, munte per produrre formaggio e altri alimenti.
Ma negli ultimi due decenni le temperature in Mongolia sono aumentate di oltre 2,5 gradi al di sopra della media del XX secolo, un incremento che potrebbe causare problemi al ghiaccio della regione.
“Siamo seduti qui nel Front Range (parte della catena montuosa Rocky Mountains del Colorado, N.d.R.), eppure molti di noi probabilmente non hanno pensato tanto a quanto il riscaldamento globale influisca sull’idrologia delle montagne”, commenta tristemente Taylor.
Il lavoro è stato pubblicato su PLOS ONE.
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