Waste end: ecco come una gestione sostenibile dei rifiuti crea posti di lavoro

Secondo "Waste End. Economia circolare, nuova frontiera del made in Italy", un rapporto firmato da Symbola e Kinexia, sfruttare le opportunità che arrivano da una gestione sostenibile e innovativa dei rifiuti andrebbe a tutto vantaggio delle imprese e degli occupati

Waste end: ovvero come imparare a gestire al meglio i rifiuti e rilanciare, da qui, l’economia. In 5 anni, con nuove misure, l’Italia potrebbe ridurre di due terzi i rifiuti avviati a discarica, raddoppiare la raccolta differenziata, aumentare il numero di impianti di compostaggio e quelli di preparazione al riciclo e ridurre drasticamente discariche e inceneritori esistenti.

Fantasia? No, pura realtà: secondo “Waste End. Economia circolare, nuova frontiera del made in Italy”, un rapporto firmato da Symbola e Kinexia, sfruttare le opportunità che arrivano da una gestione sostenibile e innovativa dei rifiuti andrebbe a tutto vantaggio delle imprese e degli occupati (fino a 22 mila nel solo settore del ciclo di gestione dei rifiuti), oltre che al fatto che consentirebbe una ripresa della competitività della nostra economia.

Un modello non più lineare, insomma, che va dalla materia al prodotto fino ad arrivare al suo smaltimento, ma pensato per potersi “rigenerare” e che riesca a partire dalla progettazione di un sistema più efficiente nell’uso di risorse, attraverso anche l’utilizzo di fonti e risorse rinnovabili.

La corretta gestione dei rifiuti – afferma il presidente di Symbola, Ermete Realacci – è un settore strategico non solo per la tutela dell’ambiente, ma anche per ripensare in chiave green e circolare la nostra economia. Milano è prima insieme a Vienna tra le metropoli europee sopra il milione di abitanti per raccolta differenziata e medaglia d’oro mondiale fra le grandi città per numero di persone servite dalla raccolta dell’organico. Ma il sistema di raccolta e gestione del nostro Paese è caratterizzato da luci e ombre. E anche se siamo campioni europei nell’industria del riciclo – a fronte di un avvio a recupero industriale di 163 milioni di tonnellate di rifiuti su scala europea nel nostro Paese ne sono stati recuperati 24,1 milioni, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei (in Germania sono 22,4) – molta strada si deve ancora fare sulla frontiera avanzata del Waste End“.

OBIETTIVI ENTRO IL 2020 – Tra gli obiettivi che fissa Waste End di Symbola e Kinexia al 2020 ci sono: la riduzione di due terzi i rifiuti avviati in discarica (dal 38% al 12% del totale), il raddoppio della raccolta differenziata (dal 43% all’82%), il taglio del rifiuto urbano residuo indifferenziato ad un terzo (dal 57% al 18%), la riduzione dell’incenerimento (dal 17% al 7%). In questo scenario, la capacità industriale di preparazione al riciclo raddoppierebbe da 12 milioni di tonnellate attuali a 24 milioni di tonnellate, il recupero di materia nei processi industriali passerebbe dall’attuale 24% dei rifiuti al 48,5%, il recupero per usi agronomici dal 13% al 30%, mentre il recupero per usi energetici dal 19% attuale scenderebbe al 14%.

Rivoluzioni che converrebbero all’ambiente, porterebbero a meno risorse utilizzate e a meno emissioni (fino a 19 milioni di tonnellate di CO2). Gioverebbero anche alla filiera del recupero, alla manifattura e anche ai cittadini, con una riduzione di circa il 20% del costo di gestione dei rifiuti urbani.

Lo scenario tendenziale a dieci anni potrebbe essere la fine dei termovalorizzatori come soluzione primaria allo smaltimento e la decisa riduzione delle discariche, che saranno destinate ai soli scarti non recuperabili, ispirato proprio alla logica del “zero waste” – conclude Pietro Colucci, Presidente e a.d. di Kinexia. Il Paese ha bisogno di moderni centri del riciclo, dove entreranno scarti ed usciranno materiali e dove il rifiuto verrà messo a dimora solo se non più recuperabile. È l’inizio di un cambiamento epocale nel modo di concepire e gestire i rifiuti, che da scarti diventano risorsa. Un nuovo modello di sviluppo economico, sociale e con importanti ricadute occupazionali“.

Potete consultare tutto il rapporto qui.

Germana Carillo

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