Scoperta rivoluzionaria nel riciclo del polistirene: un nuovo metodo chimico potrebbe trasformare questo materiale inquinante in risorsa riutilizzabile
Ogni anno, il mondo produce miliardi di chilogrammi di polistirene, un materiale onnipresente ma estremamente inquinante e difficile da riciclare. E se vi dicessi che un gruppo di scienziati ha appena scoperto un modo rivoluzionario per trasformare questo problema in una soluzione sostenibile? Questa nuova tecnica potrebbe cambiare per sempre il destino del polistirene, rendendolo non solo riciclabile, ma anche conveniente ed efficiente.
Il polistirene è un tipo di plastica prodotto a partire dallo stirene, un composto chimico derivato dal petrolio. La sua produzione coinvolge un processo chimico chiamato polimerizzazione, che trasforma le molecole di base (monomeri) in grandi catene complesse (polimeri). Questo materiale, fin dalla sua fabbricazione, risulta altamente inquinante. Quando il polistirene diventa rifiuto e viene incenerito, rilascia nell’aria sostanze chimiche tossiche come stirene e benzene, dannose per la salute umana e l’ambiente. Inoltre, se disperso nella natura o negli oceani, può impiegare anni a decomporsi, aggravando l’inquinamento ambientale.
La rivoluzione del riciclo: la tecnica della pirolisi
Secondo il dottor Bernardo Castro-Dominguez, docente di ingegneria chimica presso l’Università di Bath, meno del 5% del polistirene viene attualmente riciclato. Questo materiale rappresenta una vera e propria minaccia ambientale. Per i ricercatori, è urgente trovare metodi economici ed efficienti per decomporre i polimeri come il polistirene nei loro elementi di base. Fortunatamente, sembra che abbiano scoperto una tecnica pionieristica che potrebbe rendere il riciclo del polistirene non solo facile, ma anche energeticamente efficiente ed economicamente vantaggioso.
Il nuovo metodo scoperto dai ricercatori utilizza un processo chimico chiamato pirolisi per decomporre il polistirene. La pirolisi consiste nel sottoporre il materiale a temperature molto elevate (oltre 450°C) in un’atmosfera priva di ossigeno, evitando così la combustione. Questo processo scompone il polistirene in monomeri, che possono essere purificati e riformati in polistirene vergine, pronto per essere riutilizzato in nuovi imballaggi, ad esempio. Nonostante le difficoltà logistiche e i costi associati al trasporto e allo stoccaggio del polistirene, questa tecnica potrebbe rappresentare una svolta fondamentale per il riciclo di questo materiale.
La pirolisi avviene in un reattore dedicato, seguito da uno scambiatore di calore e una coppia di colonne di distillazione che separano il polistirene nei suoi componenti fondamentali: lo stirene di grado monomero e sottoprodotti petrolchimici leggeri e pesanti che possono essere riutilizzati in altri modi. Questo processo ha un rendimento del 60%, il che significa che da 1 kg di polistirene usato si ottengono 600 grammi di stirene puro al 99%, pronto per essere trasformato nuovamente in polistirene, riducendo così l’uso di combustibili fossili. Inoltre, il costo per ridurre le emissioni di CO₂ attraverso l’implementazione di questo processo è di circa 1,5 dollari per tonnellata di CO₂, significativamente inferiore rispetto a molti altri processi di riciclo.
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Fonte: Chemical Engineering Journal – University of Bath
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