Scoperto maxi traffico illecito di rifiuti metallici: 7 arresti e sequestro per 43 milioni di euro

Le ipotesi di reato sono quelle di traffico internazionale di rifiuti metallici ed emissione e utilizzo di documenti attestanti operazioni inesistenti

Un altro imponente traffico illecito di rifiuti è stato sgominato dalla Guardia di Finanza, che ha arrestato 7 persone e sequestrato beni per oltre 43 milioni. Secondo quanto accertato dalle Fiamme Gialle, le ipotesi di reato sono quelle di traffico internazionale di rifiuti metallici ed emissione e utilizzo di documenti attestanti operazioni inesistenti.

Nei giorni scorsi, i militari della Guardia di Finanza di Torino, in collaborazione con i Reparti del Comando Provinciale Napoli, sono arrivati al culmine dell’operazione Ferramiù nell’ambito della quale hanno arrestato 7 persone (6 in carcere ed 1 ai domiciliari). Ma non solo. È in corso di svolgimento anche il sequestro preventivo di un’azienda che operava nel settore del commercio di metalli ferrosi e di beni per oltre 43 milioni di euro, tra cui disponibilità finanziarie, immobili e quote societarie riconducibili agli indagati.

Secondo la ricostruzione dei militari, le indagini hanno permesso di scoprire la presenza di un’ulteriore società lombarda che

predisponeva la “copertura” documentale e contabile dei rifiuti metallici illecitamente reperiti sul territorio nazionale, attestandone falsamente la regolarità secondo i requisiti richiesti dalla normativa dell’Unione europea. Successivamente, tali rifiuti venivano consegnati a fonderie o altre società commerciali del settore per essere reimmessi nel circuito produttivo.

Di fatto, venivano reimessi in circolazione rifiuti metallici non in regola e privi dei documenti che ne attestassero, appunto, la regolarità. Affinché i rottami metallici non siano qualificabili come “rifiuto”, infatti, il produttore deve redigere e trasmettere ad ogni cessione una “dichiarazione di conformità” che consenta in ogni momento di tracciarne l’origine e l’intera vita.

La società “filtro” lombarda si era, di fatto, interposta, nel recente periodo, nella filiera imprenditoriale, simulando un’effettiva attività di acquisizione intraUE proprio al fine di fornire un’apparente liceità a ingenti quantitativi di rifiuti metallici, conclude la Guardia di Finanza.

Fonti di riferimento: Guardia di Finanza

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