Un mare di spazzatura. Non è solo un modo di dire ma la triste realtà di molte spiagge italiane, letteralmente invase da plastica, mozziconi di sigaretta, polistirolo e cotton fioc. Invece delle conchiglie, si trovano infatti 714 rifiuti ogni 100 metri. A fare il punto della situazione è stata Legambiente attraverso l'indagine “Beach litter”, che rientra nell’ambito della campagna 2016 di “Spiagge e Fondali puliti - Clean-up the Med"
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Un mare di spazzatura. Non è solo un modo di dire ma la triste realtà di molte spiagge italiane, letteralmente invase da plastica, mozziconi di sigaretta, polistirolo e cotton fioc. Invece delle conchiglie, si trovano infatti 714 rifiuti ogni 100 metri. A fare il punto della situazione è stata Legambiente attraverso l’indagine “”, che rientra nell’ambito della campagna 2016 di “Spiagge e Fondali puliti – Clean-up the Med”.
Realizzato anche grazie al contributo di Cial, Novamont e Virosac, lo studio è stata svolto dai volontari dell’associazione nel corso di questo mese di maggio e ha preso in esame 47 spiagge italiane, pari a un’area di 106.245 mq (l’equivalente di 800 campi di beach volley).In totale sono stati trovati 33.540 rifiuti spiaggiati.
Anche quest’anno a prevalere è stata la plastica che rappresenta il 76% degli oggetti trovati. A seguire mozziconi di sigarette (7,9%), rifiuti di carta (5,5%), metallo (3,6%), vetro/ceramica (3,4%), legno (1,3%), rifiuti tessili (1,2%) e gomma (0,8%).
Rifiuti spiaggiati
Nella top ten dei rifiuti spiaggiati più trovati vi sono tre piccoli ma pericolosi oggetti: al primo posto pezzi di plastica e polistirolo (22,3%) di dimensioni inferiori ai 50 cm, pari a un quarto dei rifiuti trovati. Sul secondo gradino di questo poco lodevole podio troviamo i cotton fioc (13,2%) per un totale di 4412 pezzi, ciò che rimane di quelli passati dal water. Al terzo posto, i mozziconi di sigaretta (7,9%): l’indagine di Legambiente ne ha contati 2642, una quantità pari al contenuto di 132 di pacchetti, il 3% in più rispetto ai numeri del 2015.
Seguono tappi e coperchi di plastica e metallo pari al 7,8%, bottiglie di plastica per bevande (7,5%), reti da pesca e acquacoltura (3,7%), stoviglie usa e getta di plastica (3,5%), materiale da costruzione (2,3%), bottiglie di vetro e pezzi (1,9%) e bottiglie e contenitori di detergenti (1,8%).
Dove
Le spiagge peggiori sono state Coccia di Morto a Fiumicino (RM), vicino alla foce del Tevere e Olivella nel comune di Santa Flavia (PA). Sul litorale romano, Legambiente ha trovato il più alto numero di rifiuti: oltre 5500 rifiuti in 100 metri, di cui il 67% dovuto alla cattiva depurazione, con la presenza di ben 3716 cotton fioc e diversi altri articoli (deodoranti per wc e blister). A Santa Flavia (PA) sono stati trovati 1252 rifiuti in 100 metri di spiaggia, circondata e sfregiata pesantemente anche da manufatti di cemento pericolanti.
Non va meglio a Canovella de’ Zoppoli a Duino Aurisina, Trieste, dove ben il 65% dei rifiuti trovati sono riconducibili a reti di mitili enella spiaggia sul Mar Piccolo a Taranto, nei pressi del Parco Cimino (con il 44% dei rifiuti riconducibile alla pesca).
Conseguenze, economiche e non
A farne le spese, neanche a dirlo, sono soprattutto gli animali. Tartarughe marine, uccelli e mammiferi spesso si ritrovano intrappolati nelle reti da pesca e negli attrezzi di cattura professionale oppure ingeriscono le microplastiche, scambiandole per cibo.
Volendo fare una stima dei danni provocati dal beach litter, secondo uno studio commissionato dall’Unione Europea e realizzato da Arcadis, il marine litter costa all’Ue ben 476,8 milioni di euro l’anno, cifra che prende in considerazione solo i settori di turismo e pesca, dal momento che non è possibile quantificare l’impatto su tutti i settori economici.
Il costo totale stimato per la pulizia di tutte le spiagge dell’Unione Europea pari a 411,75 milioni di Euro. Eppure, l’adozione degli obiettivi Ue, di un unico standard di valutazione, l’aumento del riciclaggio dei rifiuti e del packaging, la riduzione e l’eliminazione delle discariche, permetterebbero la massima riduzione del marine litter (meno 35,45%). In particolare se si aumentasse nei comuni il riciclaggio dei rifiuti, ci sarebbe una riduzione dei rifiuti marini del 7,4% e un ricavo sui costi di 35,16 milioni di euro l’anno.
“Il problema dei rifiuti spiaggiati e di quelli in mare rappresenta la punta dell’iceberg di un problema molto più complesso che deve essere affrontato al più presto. Circa il 70% dei rifiuti che entra a contatto con l’ecosistema marino affonda e solo il 15% resta in superficie. Per questo è urgente mettere in programma azioni per la progressiva riduzione dei rifiuti in mare e nella fascia costiera, come previsto dalla Direttiva Europea Marine Strategy, che in Italia non sono ancora state messe in campo. Il nostro Paese faccia la sua parte e raccolga la sfida dell’obiettivo che impone la direttiva Marine Strategy ai paesi membri: raggiungere il buono stato ecologico per i nostri mari entro il 2020” ha detto Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente.
Da oggi e per tutto il week end, Legambiente ha rinnovato l’appuntamento con Spiagge e Fondali Puliti 2016, l’iniziativa che ogni anno coinvolge i volontari di tutta Italia:
“Il 27, 28, 29 maggio ci vediamo lungo le coste per liberare le spiagge e i fondali dai rifiuti abbandonati. Combattiamo l’indifferenza con un gesto concreto. Scendiamo in spiaggia per chiedere maggiore rispetto e tutela per il mare, incredibile serbatoio di biodiversità e bellezza, fonte di vita e ricchezza per i territori. Fotografa i rifiuti più insoliti che trovi in spiaggia, pubblicali su Instagram, Twitter e Facebook con l’hashtag #schifidaspiaggia. I migliori scatti saranno pubblicati sul sito di Legambiente” è l’appello dell’associazione.
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Redazione greenMe.it
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