Dopo mesi di incertezza e polemiche, arriva il sì definitivo del Senato al DL Ambiente che fissa inequivocabilmente i criteri per la commercializzazione dei sacchetti: saranno considerati biodegradabili e, dunque, legalmente vendibili in Italia, solo quelli che rispettano la norma di compostabilità della Ue 13432 del 2002 e quelli di spessore sufficiente a garantirne il riutilizzo.
Dopo mesi di incertezza e polemiche, arriva il sì definitivo del Senato al DL Ambiente che fissa inequivocabilmente i criteri per la commercializzazione dei sacchetti: saranno considerati biodegradabili e, dunque, legalmente vendibili in Italia, solo quelli che rispettano la norma di compostabilità della Ue 13432 del 2002 e quelli di spessore sufficiente a garantirne il riutilizzo.
Dunque, ci siamo, niente più proroghe: pubblicato il decreto in Gazzettua Ufficiale, tutti i prodotti non conformi che sono circolati fino ad oggi sanno banditi e passibili di sequestro. Ma, per ricapitolare, quali saranno le tipologie di buste per asporto merci commercializzabili in Italia da ora in poi?
Oltre ai sacchetti biodegradabili e compostabili che rispettano la EN 13432, potranno circolare ancora le buste di spessore superiore a 100 micron per usi non alimentari e 200 micron per usi alimentari ma solo se con maniglie esterne di dimensioni utili al sacco. Nel caso di maniglie interne alla dimensione utile del sacco – come ad esempio i sacchi a fagiolo – sono considerate riutilizzabili – e legali – le buste riutilizzabili di spessore superiore a 60 micron per usi non alimentari e 100 micron per usi alimentari.
“Questo voto – ha dichiarato il vicepresidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – mette fine alle sciocche mistificazioni messe in atto da chi, come alcuni pseudo ambientalisti, tentava di svilire una norma fondamentale per liberare il nostro paese dall’invasione delle buste di plastica. L’approvazione di questa norma – ha continuato Ciafani – sostenuta anche dall’Ordine del giorno presentato dai senatori Ferrante e Fluttero, può offrire un futuro possibile a alcune aree industriali del nostro Paese in evidente declino. D’altra parte, anche la posizione recentemente espressa da un soggetto non certo di parte, come Plastics-Europe di Federchimica, che riconosce la norma EN 13432 come unico disciplinare valido, conferma la giusta direzione da intraprendere per uno sviluppo moderno e innovativo del paese“.
“Accogliamo con soddisfazione questo esito il quale sancisce che la biodegradabilità e compostabilità sono solo quelle conformi alla norma EN 13432 – ha dichiarato Marco Versari, Presidente di Assobioplastiche – spazzando così il campo da qualsiasi tentativo volto a non rispettare la norma, a non informare adeguatamente i consumatori e a continuare a diffondere modelli ambientalmente non sostenibili”.
Simona Falasca