La Tunisia è ancora la discarica dell’Italia, dopo anni i container illegali sono ancora lì

Circa 280 container di rifiuti italiani esportati illegalmente in Tunisia attendono di tornare nel nostro paese

Circa 280 container di rifiuti italiani esportati illegalmente in Tunisia attendono di tornare nel nostro paese. Lo chiedono da tempo le associazioni ambientaliste tunisine ma ora anche quelle italiane hanno rivolto un appello al nostro Governo, chiedendo di riportare a casa i rifiuti che lì non dovrebbero proprio starci.

Si tratta di una vicenda iniziata nell’autunno del 2019 quando è stato siglato un contratto tra un’azienda di Polla, in provincia di Salerno, e una tunisina. L’accordo prevedeva l’invio di 120mila tonnellate di rifiuti “non pericolosi” in Tunisia. Il primo carico era partito dal porto di Salerno a maggio del 2020, dopo aver ottenuto le autorizzazioni dalla Regione Campania. Ma purtroppo una volta giunti a destinazione i container hanno rivelato ben altro: dalle ispezionati dalla Dogana di Sousse, è emerso che essi non contenevano rifiuti plastici, come denunciato, ma altri scarti di ogni tipo senza nessun trattamento preventivo. La loro origine era la raccolta differenziata domestica prodotta da sedici comuni del Cilento. I rifiuti non sarebbero destinati al recupero ma allo smaltimento in discarica o all’incenerimento. Tipologia che per le convenzioni di Basilea e di Bamako non può essere esportata tra paesi UE ed extra UE.

Ancora oggi nel porto di Sousse ci sono 282 container carichi di rifiuti spediti dall’azienda campana Sviluppo risorse ambientali alla tunisina Soreplast, sotto sequestro preventivo da più di dieci mesi con un costo di 26 mila euro al giorno.  Da tempo, le associazioni ambientaliste tunisine hanno fatto pressioni affinché questi rifiuti “illegali” potessero tornare nel nostro paese.

Sono passati anni ma nulla è cambiato. Per questo, si stanno muovendo anche le associazioni italiane e in particolare Rossella Muroni insieme agli eurodeputati del gruppo Greens/Efa Eleonora Evi e Piernicola Pedicini:

Mentre in Europa e in Italia ci impegniamo per la transizione ecologica, non è accettabile che su una vicenda tanto grave come quella del traffico dei rifiuti italiani in Tunisia si temporeggi. Come già fatto sia dalle associazioni ecologiste tunisine che italiane chiediamo al governo italiano, che si definisce ambientalista, di intervenire urgentemente per riportare in Italia i rifiuti e di rivalersi poi nei confronti dei responsabili del traffico all’esito del procedimento giudiziario.

A conferma della gravità del caso in Tunisia dodici persone tra cui l’ormai ex ministro dell’Ambiente sono state arrestate e sul lato italiano la Regione Campania ha bloccato le spedizioni, chiesto alle società interessate di riportare i container in Italia e denunciato la vicenda alla Procura della Repubblica di Salerno. Dunque che i container siano da rimpatriare è certificato da Tunisia, convenzioni internazionali e Italia,

prosegue Muroni che ha fatto sapere di essere pronta a inviare una nuova interrogazione, questa volta alla Camera dei Deputati, se il Governo italiano non interverrà.

Fonti di riferimento: Rossella Muroni, Facebook/Rossella Muroni

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