L’incendio di Malagrotta ha solo accentuato una situazione in realtà già ampiamente critica. Sono anni che i romani fanno i conti con la malagestione dei rifiuti, vivendo un'emergenza perenne. Le cause? Scelte sbagliate o prese solo in caso di necessità e, tra tutte, misure sballate per la raccolta differenziata, che raggiunge solo il 45%
Malagrotta va a fuoco e la Capitale è sotto smacco. In un’odissea che sembra quasi ciclica, ora la città si trova nuovamente a fare i conti con un’emergenza rifiuti che – diciamocelo – proprio “emergenza” non è. Perché prima non è che stavamo messi meglio.
Ma tant’è, e in questo momento ci sono rifiuti su rifiuti per strada e in ogni angolo: con il rogo che ha interessato il deposito e il Tmb 2, infatti, e nonostante l’ordinanza per usare i siti Ama di Ponte Malnome e di via dei Romagnoli ad Acilia, sulle strade di Roma sono rimaste tra le 2 mila e le 2.500 tonnellate di rifiuti.
In queste ore sarebbero tornate ad essere conferite a Malagrotta e da ieri sera è ripartito anche il Tmb 1, l’impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati rimasto fuori dall’incendio di mercoledì scorso ma che, per motivi precauzionali, era stato sospeso.
Secondo i dati dell’Ama, diverse criticità sulla raccolta si sono registrate nel quadrante Est della Capitale (da Pietralata al Quadraro) ed anche in quello Ovest (Monte Mario, Trionfale, Monteverde).
Il sindaco ieri sera ha firmato una nuova ordinanza con cui si proroga per 72 ore il divieto di consumo degli alimenti di origine vegetale prodotti nell’area individuata e il divieto di pascolo degli animali da cortile nella zona ma riaprono le scuole, i nidi e decade l’invito a chiudere le finestre.
Già da oggi la raccolta dovrebbe migliorare e in sette giorni, dicono, dovrebbe rientrare tutto, e in più dovrebbero ripartire i centri estivi e le scuole dell’infanzia nel perimetro intorno a Malagrotta.
Intanto, la Procura ha aperto un fascicolo per capire se dietro l’incendio ci sia la stessa “mano” che portò a fine 2018 e a marzo 2019 agli incendi dei due tmb di Ama: il Salario e quello di Rocca Cencia. Sulla questione indaga anche la procura nazionale antimafia.
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Cosa si rischia?
La prima cosa che è evidente che all’emergenza rifiuti si associa quasi sempre l’allarme diossina.
L’esposizione ad alti livelli di diossine può causare anche gravi effetti, come:
- malattie della pelle
- alterazioni delle funzioni del fegato
- difficoltà nel metabolismo del glucosio
Alcune nella famiglia delle diossina sono considerate cancerogene per l’uomo, per questo la IARC classifica alcune diossine nel gruppo 1 tra gli elementi cancerogeni per l’uomo. QUI puoi trovare tutto sulla diossina.
L’altro rischi concreto è quello di una emergenza igienico sanitaria.
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Fonte: Comune di Roma
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