L’attivista Rob Greenfield si cimenta periodicamente nel tentativo di innescare una riflessione sul problema dei rifiuti e del consumismo indossando per un mese un abito realizzato di tutta la spazzatura che produce
L’attivista Rob Greenfield, noto per le sue campagne e per il fatto di aver adottato una vita minimal lontano dai comfort senza mai indossare le scarpe, ha adottato una tecnica molto particolare per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rifiuti che le persone creano indossando per un mese la sua “collezione” di spazzatura.
Lo ha fatto letteralmente, dopo aver vissuto una vita normale mangiando, facendo shopping e consumando i prodotti. Poi però ha deciso di indossare ogni pezzo di spazzatura che ha creato e così è andato ovunque per la città di Los Angeles, con il suo “vestito di spazzatura”.
L’idea era quella di dare alle persone la possibilità di visualizzare con i propri occhi da vicino l’entità del problema dei rifiuti, anche quelli prodotti da una sola persona, dato che molti gettano la loro spazzatura direttamente in un bidone e non ci fanno più caso.
L’immondizia non sparisce quando la gettiamo, ma si somma
La sua campagna “Trash Me”, che ripete ciclicamente nel corso degli anni, ottiene sempre un grande successo in particolare nei social media. Dato che una persona media negli Stati Uniti produce circa 2,26 kg di rifiuti al giorno, Greenfield inizia solitamente a sentire davvero “il peso del consumismo” intorno al 12° giorno.
La sua tuta di plastica trasparente ha tasche appositamente costruite per contenere tutti i rifiuti delle bevande, degli spuntini e dei pasti consumati e pesa circa 28 chili. Una gran fatica, ma poco importa perché il suo obiettivo era far capire che, quando gettiamo l’immondizia nel bidone, non sparisce solo perché non ci pensiamo più.
Tutti i rifiuti, infatti, si sommano e, dando un’immagine di cosa vuol dire tutto ciò, forse allora si comprende la portata. Sebbene la vista di un uomo vestito di rifiuti che si aggira per le zone eleganti di una delle città più consumistiche d’America faccia sollevare qualche sopracciglio, l’autore sostiene che la maggior parte delle persone è curiosa di saperne di più.
Quel che conta per lui è far parlare della tematica, che sia sui social o per strada. Anche solo una breve riflessione di qualche individuo può infatti far scatenare un cambiamento che, per quanto possa sembrare piccolo, in realtà può essere molto significativo per l’ambiente.
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