Ci sono più rifiuti nucleari e radiazioni in Puglia e Basilicata che vicino alle centrali atomiche

Puglia e Basilicata insieme sono una vera e propria bomba di rifiuti nucleari e radiazioni. Le due regioni, unite, pur non avendo mai avuto una centrale nucleare, vantano un triste primato: ospitano centinaia di metri cubi di materiali radiotossici in più rispetto a Campania ed Emilia Romagna dove si trovano la centrale di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, e quella di Caorso, nei pressi di Piacenza

Puglia e Basilicata insieme sono una vera e propria bomba di rifiuti nucleari e radiazioni. Pur non avendo mai avuto una centrale nucleare, le due regioni, unite, vantano un triste primato: ospitano centinaia di metri cubi di materiali radiotossici in più rispetto a Campania ed Emilia Romagna dove si trovano la centrale di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, e quella di Caorso, nei pressi di Piacenza.

Sono i primi dati forniti dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin), che ha appena reso noto l’Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi con i dati aggiornati al 31 dicembre 2017.

Uno dei dati più allarmanti che emerge dal rapporto riguarda proprio le due regioni. In Puglia sono presenti 1.007 metri cubi di rifiuti radioattivi, pari a 37 miliardi di Becquerel. In Basilicata il volume di rifiuti radioattivi è il triplo, pari a 3.250 metri cubi, ma è la mole di radiazioni a essere decisamente più elevata, pari a 267.007 miliardi di Becquerel.

A ciò vanno aggiunte le 64 barre uranio/torio. Queste, da sole, hanno un’attività pari a 1.562 migliaia di miliardi di Becquerel. Sommando le due voci, secondo l’Isin in Basilicata c’è materiale per 1.829 migliaia di miliardi di Becquerel. Per capire l’ordine di grandezza, in Campania tale cifra è pari 366, nel Lazio 989,2.

tabella rifuti radioattivi

I dati

Secondo l’Inventario, su un totale di 30.497,3 m3, è il Lazio la Regione in cui si trova la maggiore quantità di rifiuti radioattivi, con 9.241 m3, pari al 30,30% del totale. Al secondo posto troviamo la Lombardia, con 5.875 m3 (19,26%), al terzo il Piemonte, con 5.101 m3 di rifiuti radioattivi (16,73%), al quarto l’Emilia Romagna (3.211 m3 e una percentuale del 10,53%). A seguire, la Basilicata (3.150 m3, pari al 10,33%), la Campania (2.913 m3, pari al 9,55%) e la Puglia, con 1.007 m3 di rifiuti radioattivi stoccati sul proprio territorio (pari al 3,3%).

tabella scorie

L’analisi ha considerato anche le sorgenti sigillate dismesse che, anche se non sono più utilizzate, rappresentano ancora un potenziale radiologico, seppur con intensità minori rispetto a quelle del combustibile irraggiato.

“Tali attività vengono misurate i gigabequerel (GBq – 109 Bequerel) cioè un millesimo dei terabequerel con cui si misura il combustibile irraggiato” si legge nel dossier.

Ancora una volta è il Lazio la regione con le cifre più elevate, con 891.867 GBq di attività dalle sorgenti dismesse. A seguire la Lombardia (3.496 GBq), il Piemonte (2.291) e l’Emilia Romagna (95). Le sorgenti dismesse non sono invece stoccate in Campania, Basilicata e Puglia.

Il documento tiene conto anche dei materiali e rifiuti radioattivi derivanti da attività di bonifica. Si tratta nella maggior parte dei casi di polveri e scorie di fusione a bassa attività radiologica che sono custodite in 15 siti, 13 in Lombardia e 2 nel Veneto.

tabella combustibile esaurito

Per quanto riguarda il cosiddetto materiale ad alta attività, più del 90% del combustibile irraggiato delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse non è più in Italia ma è stato spedito in Francia e in Gran Bretagna, dove è stato riprocessato. Una quota è diventata materiale riutilizzabile, la parte residua, considerata rifiuto radioattivo, è stata stoccata in contenitori che faranno rientro nel nostro Paese. Il restante combustibile esaurito che non è stato inviato all’estero ammonta a 16 tonnellate e si trova nei siti Avogadro, ITREC, OPEC-1, CCR ISPRA (VA), LENA, TRIGA RC1.

Cos’è il combustibile irraggiato? Si tratta del rifiuto che una volta rimosso dal nocciolo di un reattore può essere considerato una risorsa riutilizzabile o può essere destinato allo smaltimento, se considerato radioattivo.

“L’attività radioattiva di queste sostanze, espresse in TBq (Terabequerel – 1012 Bequerel), vedono il Piemonte detenerne il valore maggiore (31.137 TBq), seguito da Lombardia (4.278), Basilicata (1.562) e Lazio (42). Non presente, invece, in Emilia Romagna, Campania e Puglia” si legge nello studio.

Nel Deposito Avogadro, nel vercellese, è presente la maggior parte del combustibile irraggiato (31.137 Tbq). Seguono il Centro Comune di Ricerche di Ispra-Varese (4.271.6 TBq), ITREC (1.562), OPEC-1 (34,37), TRIGA RC1 (8,04) e LENA (6).

Per consultare l’inventario clicca qui

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Francesca Mancuso

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