Rifiuti: in Campania 14 arresti e 38 indagati. Autorizzavano lo sversamento in mare di percolato

Quattordici arrestati, con l’accusa di associazione a delinquere, truffa e reati ambientali, e 38 indagati: questo l’esito dell’operazione del Noe e della Guardia di Finanza di Napoli nell’ambito dell’inchiesta della Procura suireati ambientali connessi alle attività di smaltimento dei rifiuti in Campania. In particolare gli arrestati sono accusati di aver autorizzato per anni lo sversamento in mare di percolato, pericoloso rifiuto liquido prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani, lungo tutte le coste che vanno dal litorale casertano fino a quello salernitano, causando seri danni ambientali e alla salute della popolazione limitrofa.

Quattordici arrestati, con l’accusa di associazione a delinquere, truffa e reati ambientali, e 38 indagati: questo l’esito dell’operazione del Noe e della Guardia di Finanza di Napoli nell’ambito dell’inchiesta della Procura suireati ambientali connessi alle attività di smaltimento dei rifiuti in Campania. In particolare gli arrestati sono accusati di aver autorizzato per anni lo sversamento in mare di percolato, pericoloso rifiuto liquido prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani, lungo tutte le coste che vanno dal litorale casertano fino a quello salernitano, causando seri danni ambientali e alla salute della popolazione limitrofa.

Tra le persone arrestate c’è Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile, il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania, e Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del Ministero dell’Ambiente, tutti agli arresti domiciliari. Gli indagati invece sono attualmente 38; tra questi: l’ex governatore Antonio Bassolino, Luigi Nocera, ex assessore regionale, e Gianfranco Nappi, ex capo della segreteria politica di Bassolino.

Ma la lista degli amministratori locali accusati di vari reati non è finita: sono in carcere anche Lionello Serva, ex sub-commissario per i rifiuti della Regione Campania, Claudio Di Biasio, tecnico degli impianti del Commissariato, Generoso Schiavone, coordinatore della Gestione acque per i depuratori della Regione Campania, e Mario Lupacchini, responsabile del settore Ecologia della Regione.

Le accuse sono: associazione a delinquere, traffico e smaltimento illecito di rifiuti, scarichi non autorizzati di rifiuti, disastro ambientale e falso ideologico in atto pubblico.

Stando alle indagini portate avanti dalla Procura di Napoli, infatti, il percolato veniva immesso, senza alcun trattamento, nei depuratori dai quali, poi, finiva direttamente in mare, contaminando così tutto il tratto di costa da Salerno fino a Caserta. I gravi indizi di colpevolezza a carico di ex uomini politici, professori universitari, dirigenti della PA sono stati acquisiti mediante attività tecniche e dinamiche ma anche con riscontri documentali che hanno smascherato lo smaltimento illecito attraverso gli impianti di depurazione delle acque reflue della regione che ha portato all’inquinamento del litorale campano.

È il drammatico risultato dell’inchiesta aperta dalla procura di Napoli, ma anche la prova che l’emergenza rifiuti di questi mesi è solo l’ultimo episodio, la punta dell’iceberg, di una lunga serie di attività illecite, traffici, associazioni a delinquere mirate a favorire pochi, a scapito della società civile.

Se le accuse rivolte a Marta Di Gennaro, ex vice di Bertolaso alla Protezione Civile, al prefetto Corrado Catenacci e Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del Ministero dell’Ambiente, l’ex governatore Antonio Bassolino, verranno confermate dalla Magistratura ci troveremmo di fronte al tradimento della fiducia da parte di pubblici amministratori. A loro infatti lo Stato ha dato enorme fiducia tanto da consentirgli di operare in deroga alle sue stesse norme. Ma ancora una volta i poteri straordinari, come già nel caso dello scandalo della Protezione Civile, invece che servire per risolvere un’emergenza pur con corsie preferenziali ma comunque nel rispetto delle regole, rischiano di trasformarsi essi stessi in una “Emergenza per la Legalità – ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia. – “Questi rappresentati dello Stato più di qualsiasi altro pubblico amministratore avrebbero dovuto tenere un comportamento irreprensibile mentre siamo costretti a rilevare che i reati contestati sono gravissimi e dimostrano quanto sia fondamentale il ruolo della Magistratura nella difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini. Ruolo che oggi abbiamo sottolineato proprio in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario segnalando l’attività costante della rete dei 300 eco-avvocati del WWF”.

Quella di oggi è solo l’ultima puntata di una penosa telenovela lunga 17 anni, fatta di Commissariamenti, omissioni, inadempienze, deroghe e illegalità costata alla collettività italiana oltre 3,5 miliardi di euro ed enormi danni alla salute” – commenta invece Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente e Michele Buonomo – presidente di Legambiente Campania. “Quanto contestato dalla Procura confermerebbe ancora una volta la pessima gestione del ciclo dei rifiuti in Campania, che mette in pericolo la salute dei cittadini e dell’ambiente – aggiungono Ciafani e Buonomo -. Per gestire la straordinaria emergenza dei rifiuti in Campania si è adottato uno strumento straordinario, fatto di commissariamenti e deroghe che, stando alle accuse della procura, nasconderebbe ancora una volta una illegalità straordinaria. Un ciclo dei rifiuti basato soprattutto sulla discarica è già di per sé malato, ma anche nella discarica migliore, si produce del percolato, un refluo pericoloso che va trattato con estrema attenzione. Un’attenzione che più volte nel passato è mancata in Campania dove, oltre a non essere presente un ciclo sostenibile dei rifiuti, manca anche una corretta gestione delle acque reflue, urbane e di origine produttiva, che rende ancora più grave e preoccupante il quadro emerso dalle indagini”.

Verdiana Amorosi

Foto: ilgazzettinovesuviano.com

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