Raccolta differenziata: con la pandemia abbiamo prodotto meno rifiuti e riciclato di più (ma non basta), il report Istat

Le restrizioni imposte dal Covid-19 hanno avuto un "effetto collaterale" positivo: con i vari lockdown è calata la produzione di rifiuti urbani, mentre è aumentato il numero delle famiglie che fa costantemente la raccolta differenziata. I numeri presentati dal nuovo report Istat fanno ben sperare (ma non bastano)

Dal nostro Paese arrivano notizie incoraggianti sul fronte della gestione dei rifiuti: “grazie” ai lockdown legati alla pandemia in Italia è diminuita la produzione di immondizia, mentre la raccolta differenziata è andata a crescere – seppur timidamente – e i comportamenti delle famiglie sono diventati più virtuosi.

Nel corso del 2020, infatti, abbiamo prodotto circa il 3% in meno dei rifiuti urbani rispetto al 2019; invece, la differenziata ha ottenuto 1,8 punti percentuali in più. A restituirci questa fotografia il report dell’ISTAT, appena pubblicato, che si riferisce al periodo compreso tra il 2020 e il 2021.

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I numeri della produzione dei rifiuti e della raccolta differenziata

Secondo i dati rilevati dal catasto rifiuti dell’Ispra, i rifiuti prodotti nell’anno dello scoppio della pandemia di Covid-19 sono stati pari a 28,9 milioni di tonnellate e risultano il 3,6% in meno rispetto al 2019; si è passati da 502,7 a 487 kg per abitanti. Il calo, naturalmente, è correlabile alle restrizioni dovute alla circolazione del virus.

La riduzione  si è verificata un poì in tutta Italia, ma in modo più consistente nel Centro (-5,4%), a cui segue il Nord (-3,4%) e Mezzogiorno (-2,6%). La raccolta differenziata, invece, raggiunge il 63% del totale dei rifiuti urbani nel 2020, 1,8 punti percentuali in più rispetto al 2019. Tuttavia, la crescita rallenta rispetto all’aumento medio annuo rilevato nel triennio precedente (+2,9 punti percentuali).

Ma quali sono i territori in cui la produzione di rifiuti è maggiore e dove si differenzia di più? Nel Nord-Est sono stati prodotti maggiori quantità di rifiuti urbani (540,6 kg per abitante), ma al contempo si raggiunge la quota più elevata di raccolta differenziata (73,3%). Seguono il Centro (521,7 kg per abitante), il Nord-ovest (478,8), le Isole (443,6) e il Sud (441,2). Oltre al Nord-est, anche il Nord-ovest, con il 68,7%, supera il target del 65% di raccolta differenziata, mentre le altre ripartizioni si attestano decisamente al di sotto: il Centro al 59,2%, il Sud al 55,1% e le Isole al 50,3%. In quest’ultimo caso si rileva però l’incremento maggiore (+3,1 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente).

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Le Regioni più virtuose e quelle in cui si producono più rifiuti

A livello regionale, la riduzione nella produzione di rifiuti prodotti si è verificata ovunque, tranne in Valle d’Aosta, dove la quantità è rimasta stabile. In Calabria e nelle province autonome di Trento e Bolzano è stato registrato il calo più consistente (oltre il 6%).
Per quanto le Regioni con maggiori quantità di rifiuti urbani pro capite sono:

  • Emilia-Romagna (639 kg per abitante e 72,2% di raccolta differenziata)
  • Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (609,2 e 64,5)
  • Toscana (583,1 e 62,1)

A distinguersi positivamente la Calabria, la Regione con la più bassa quantità di rifiuti urbani per abitante (381,4 kg per abitante;
52,2% di raccolta differenziata, +4,3 punti percentuali nel 2020 sul 2019). A seguire Molise (366,7 kg per abitante) e Basilicata (343,6), dove si raccoglie in modo differenziato rispettivamente il 55,5% e il 56,4% dei rifiuti urbani (+5,1 e +7,0 punti percentuali rispetto all’anno precedente).

La quota di raccolta differenziata dei rifiuti urbani aumenta in tutte le regioni, fatta eccezione per la provincia autonoma di Trento (-0,9 punti percentuali rispetto al 2019) e la Valle D’Aosta/Vallée d’Aoste (-0,6 punti percentuali). – si legge nel report – Nonostante il lieve calo, nella Provincia autonoma di Trento si ha la quota più alta di raccolta differenziata (76,7%) e una produzione di rifiuti urbani pro capite inferiore alla media nazionale (486,4 kg per abitante).

A seguire il Veneto (76,1% di raccolta differenziata e 476,1 kg per abitante di rifiuti urbani), la Sardegna (74,5% di raccolta differenziata e 444,4 kg per abitante di rifiuti urbani prodotti) e la Lombardia (73,3 e 467,8).

Nel corso 2020, la popolazione residente nei comuni che hanno raggiunto l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata dei rifiuti urbani è stata pari al 56,7% del totale. La percentuale più elevata è nel Nord-est (77,8%), seguono Nord-ovest (67,0%), Centro (49,4%), Isole (40,5%) e Sud (40,4%). La quota scende al 4,5% per i centri di area metropolitana, dei quali soltanto Cagliari e Venezia hanno raggiunto il traguardo, e si attesta al 67,0% nelle periferie dell’area metropolitana.

istat rifiuti 2020

@ISTAT

Differenziata: obiettivi raggiunti in più della metà dei capoluoghi

Dal report emerge un dato positivo: il target di raccolta  differenziata è stato raggiunto in oltre la metà dei comuni capoluogo.

La quota di raccolta differenziata nei capoluoghi raggiunge il 52,5%, con una crescita di 0,8 punti percentuali sul 2019, nettamente inferiore alla crescita media annua registrata nel triennio precedente (+2,5 punti percentuali). – spiega l’ISTAT – Nel 2020, 56 capoluoghi hanno superato il target del 65% (51 nel 2019 e 17 nel 2015). Tra questi svettano Treviso, Ferrara e Pordenone con oltre l’87%. In 37 capoluoghi si registra una quota di raccolta differenziata inferiore rispetto all’anno precedente; il calo più consistente si rileva a Catania, che passa da 14,5% a quota 9,7% di raccolta differenziata. In sei capoluoghi si registra invece un incremento di oltre 10 punti percentuali: ad esempio a Siracusa e Messina.

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Famiglie più attente alla raccolta differenziata

Un altro aspetto che fa ben sperare è quello relativo al comportamento delle famiglie italiane in merito alle gestione dei rifiuti. Dal 1998, anno in cui sono iniziate le rilevazioni dell’Istat, la percentuale di italiani che ha dichiarato di effettuare “sempre” la raccolta differenziata è cresciuta parecchio.

Nello specifico, le famiglie che sostengono di differenziare sempre i contenitori in plastica passano dall’87,1% del 2018 al 90,8% del 2021. Invece quelle che differenziano sempre i contenitori in vetro sono il 91,1% nel 2021 dall’85,9% del 2018, una quota da sempre più alta rispetto agli altri tipi di rifiuti e in costante crescita. Per la carta l’andamento è simile a quello del vetro: 91,8% nel 2021 da 86,6%
nel 2018.

famiglie differenziata Istat

@ISTAT

In netto miglioramento anche la raccolta di batterie esauste (dal 45,6% nel 2018 al 52,8% nel 2021) e di farmaci scaduti (dal 48,2% al 54,6%).

Ma la crescita più sostenuta nei tre anni considerati si registra per la raccolta dei contenitori in alluminio (dal 71,3% all’81,3%) – chiarisce l’Istat –  Sul territorio la quota di famiglie che differenziano costantemente i rifiuti è più alta al Nord ma la distanza con le altre zone del Paese si è ridotta nel tempo grazie alla progressiva diffusione di buone prassi, come il servizio di raccolta porta a porta attivato in molti comuni italiani.

Riciclo di carta, vetro e plastica: ancora troppi ritardi al Sud e nelle Isole

La n ta dolente del nuovo report è quella che riguarda la raccolta differenziata di carta, vetro e plastica. Se nel 2021 la percentuale di famiglie che differenziano costantemente la carta supera o eguaglia la media nazionale nel Nord-ovest (94,8%), nel Nord-est (93,5%) e al Centro (91,9% nel 2021), al Sud la situazione è decisamente meno confortante: al Meridione si ferma a quota 89,5% (+5 punti percentuali sul 2018) e nelle Isole a 85,3% (+15 punti percentuali).

Per quanto riguarda il vetro, da sempre uno dei rifiuti maggiormente differenziato, è raccolto costantemente dal 94,6% delle famiglie del Nord-ovest, mentre il valore minore, ma in decisa crescita, si rileva nelle Isole (84,9% di famiglie). Discorso simile per la raccolta dei contenitori in plastica: rispettivamente 93.3% e 84,9%.

Infine, nel 2021 rimane stabile a livello nazionale la quota di famiglie che effettuano la raccolta differenziata dei rifiuti organici (umido), ma le regioni del Sud e delle Isole recuperano lo svantaggio degli anni precedenti e per tutte le ripartizioni il valore si attesta a circa l’86%. Questo miglioramento può essere attribuito alla diffusione della raccolta porta a porta che obbliga alla separazione dei rifiuti organici.

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Fonte: Istat 

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