Bio plant: i piatti compostabili realizzati con le foglie di banana

Bio Plant è una linea di piatti compostabili ricavati dalle foglie di banana. Un modo concreto per ridurre l’inquinamento ambientale causato dalle stoviglie in plastica.

Bio Plant è una linea di piatti compostabili ricavati dalle foglie di banana. Un modo concreto per ridurre l’inquinamento ambientale causato dalle stoviglie in plastica.

Nel mondo si cercano soluzioni alternative a piatti, bicchieri e cannucce di plastica. Si è ormai capito che dobbiamo iniziare a fare a meno di questo materiale altamente inquinante, orientandoci verso alternative più ecosostenibili. Vi avevamo già parlato delle stoviglie 100% biodegradabili ottenute dalle foglie di palma. Ora lo stesso risultato è stato ottenuto anche a partire dalle foglie di banana.

L’idea è venuta ad un gruppo di giovani peruviani che, grazie ad un finanziamento ottenuto tramite il Bio Challenge (concorso volto a sostenere lo sviluppo di soluzioni innovative incentrate sull’uso sostenibile delle risorse della biodiversità peruviana), sono riusciti a progettare macchine specializzate per la produzione di piatti biodegradabili. Le nuove attrezzature, sono in grado di produrre 50.000 unità al mese.

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Ma c’è di più, Josué Soto, il capo del progetto, ha spiegato che stanno lavorando direttamente con i piccoli produttori dell’Amazzonia peruviana, a cui viene offerto un prezzo equo e una formazione tecnica per sfruttare gli scarti della coltivazione della banana, utili appunto per realizzare questi piatti innovativi, resistenti a varie temperature, ai liquidi ma che offrono il vantaggio di decomporsi entro 2 mesi.

I piatti di forma rettangolare misurano 22 cm x 16 cm x 3 cm di altezza e non contengono stirene, un derivato del petrolio che si trova in altri tipi di contenitori e stoviglie.

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La linea di piatti Bio Plant è già stata utilizzata in alcune celebrazioni tradizionali peruviane ma gli ideatori prevedono di entrare presto con i loro prodotti nel mercato dei ristoranti biologici e delle cantine ecologiche.

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Francesca Biagioli

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