Premiata a Piazza Affari, Bio-on ha annunciato un’innovazione tecnologica per ricavare plastica dall’olio di frittura.
Bioplastica dall’olio esausto. A metterla a punto i laboratori di Bi-on che hanno creato un nuovo polimero proprio dagli scarti dell’olio di frittura. Un motivo in più per differenziarlo correttamente.
È ormai risaputo che gli oli già usati non sono da considerare uno scarto da buttare ma preziose materie prime per creare – anche – bioplastiche e biocarburanti compatibili con l’ambiente al 100%. Un processo, questo, che consente di riutilizzare un prodotto che altrimenti sarebbe altamente inquinante.
Non tutti sanno, ahinoi, che l’olio esausto, che ha subito quindi trasformazioni chimico-fisiche, è di fatto un rifiuto pericoloso. Se smaltito scorrettamente o se versato in terra, penetra nel terreno avvelenando la falda acquifera che fornisce l’acqua potabile e quella utile all’irrigazione delle colture. Se viene disperso nell’acqua, è in grado di formare una pellicola impermeabile che porta alla morte, per mancanza di ossigeno, di ciò che vive al di sotto di essa. Se bruciato, quell’olio introduce nell’atmosfera sostanze inquinanti in grado di determinare intossicazioni e malattie.
Insomma, l’olio esausto non si getta a caso ma va necessariamente smaltito in maniera corretta e non è poi così difficile!
Anche perché riciclare l’olio usato ha grossi vantaggi economici: con i processi di trattamento e riciclo si ottengono prodotti di elevata qualità come lubrificanti vegetali per macchine agricole, estere metilico per il biodiesel, glicerina per il sapone, combustibile per recupero energetico per recupero energetico e anche lubrificanti eco-friendly per automobili. E non solo: e se dall’olio che non si usa più si ricavasse anche materiale plastico ecosostenibile?
Ai laboratori Bio-on, per esempio, dall’olio di frittura usato nasce la bioplastica. La società bolognese, premiata a Piazza Affari sul segmento Aim dedicato alle piccole aziende, ha infatti annunciato un’innovazione tecnologica per ricavare plastica dall’olio di frittura.
Sarà possibile utilizzare olio di frittura usato per produrre Minerv PHAs, un biopolimero di Bio-On, naturale e biodegradabile al 100%. L’olio esausto si aggiungerà così alle “materie prime” già utilizzate per produrre la bioplastica, come melassi di barbabietola e canna da zucchero, scarti di frutta e patate, carboidrati in genere e glicerolo.
“Questa importante novità è il risultato di due anni di ricerche e permette di attingere alle enormi quantità di questo prodotto di scarto – spiega Marco Astorri, Presidente e Ceo di Bio-on – soprattutto in mercati come quello del Nord America e dell’Asia, dove il consumo di cibi fritti è elevato e la quantità di olio esausto supera, secondo una nostra stima, il miliardo di litri al giorno. Un prodotto di scarto, che va smaltito con costi, anche ambientali elevati, diventa per noi una “materia prima” con cui alimentare i batteri che producono bioplastica PHAs secondo un processo completamente naturale”.
L’olio esausto si aggiunge alle “materie prime” già utilizzate per produrre la bioplastica Bio-on, ma per la prima volta la fonte di carbonio che alimenta il processo produttivo del biopolimero è di natura lipidica. Grazie a un sistema di trattamento preventivo dell’olio esausto da frittura, la bioplastica prodotta ha le stesse caratteristiche di quella generata partendo da altri scarti o sotto prodotti agro industriali.
La differenza? È che si tratta di una plastica completamente ecosostenibile e biodegradabile al 100% in modo naturale.
Il nostro compito è dunque smaltire l’olio esausto. Non sapete come fare? Eccovi spiegato dove buttare l’olio della frittura senza friggere l’ambiente.
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Germana Carillo
Dall’olio esausto si ricava anche bioplastica, ecco perché va smaltito correttamente