Oli esausti: dove buttare l’olio della frittura senza friggere l’ambiente. Ce lo spiega CONOE

Gli oli e i grassi esausti che rimangono in padella dopo la cottura o nella scatoletta comprata al supermercato, danneggiano l’ambiente se smaltiti nel modo sbagliato. Per capire come e dove buttare l’olio della frittura ci siamo rivolti al CONOE, il Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento Oli e grassi vegetali ed animali Esausti.

Dalle patatine fritte alle verdure sott’olio, dalla cotoletta alla milanese al tonno in scatola, oli e grassi esausti che rimangono in padella dopo la cottura o nella scatoletta comprata al supermercato, danneggiano l’ambiente se smaltiti nel modo sbagliato.

Per capire meglio come e dove buttare l’olio della frittura ci siamo rivolti al CONOE, il Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento Oli e grassi vegetali ed animali Esausti.

  1. 1) COSA SI INTENDE PER OLI E GRASSI ANIMALI O VEGETALI E PERCHÉ NON SI POSSONO BUTTARE NEL LAVANDINO?

Sono gli oli e i grassi di frittura, quelli per la conservazione delle verdure o pesce ed eventuali altri assimilabili. Questi oli non possono essere buttati nel lavandino per quattro, semplici ragioni. Lo scarico degli oli esausti comporta, infatti, delle gravi conseguenze ambientali:

a) intasamento delle reti fognarie con i conseguenti costi di manutenzione
b) maggior costo per la depurazione delle acque a carico dei cittadini
c) inquinamento delle falde
d) inquinamento delle acque superficiali (laghi, fiumi, mare) con danni all’ecosistema, alla flora e alla fauna

  1. 2) ATTUALMENTE IN ITALIA DOVE POSSIAMO BUTTARE L’OLIO ANIMALE O VEGETALE ESAUSTO (esistono dei centri di raccolta, meglio andare al ristorante che ha l’obbligo di smaltirli)?

Il rifiuto deve essere conferito alle isole ecologiche comunali qualora non sia attivata la raccolta differenziata. I rifiuti urbani, infatti, sono una privativa comunale. Il Consorzio, invece, è preposto al ritiro del rifiuto dalle attività professionali (ristoranti, mense, rosticcerie ecc…).

Se non sapete dove andare e avete un simpatico ristorantino vicino casa, provate a chiedere al gestore se potete conferire l’olio esausto che avrete raccolto in un apposito contenitore direttamente a lui. Così, avrete la certezza che l’olio sia smaltito correttamente.

Per contattare le aziende di raccolta operanti nella propria regione e chiedere maggiori informazioni in merito, il sito del CONOE mette a disposizione questa pagina online.

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  1. 3) COME AVVIENE IL RECUPERO DI QUESTI OLI?

Il recupero viene effettuato dalle aziende consortili autorizzate dalla Provincia e/o Regione sulla base del progetto presentato dalle singole aziende.

Nello specifico, il Consorzio, assicura e promuove su tutto il territorio nazionale:

– la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio, il trattamento e il riutilizzo di oli e grassi vegetali e animali esausti;

– lo smaltimento di quest’ultimi quando non sia possibile e conveniente la rigenerazione;

– iniziative atte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della raccolta e del recupero degli oli e grassi.

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  1. 4) COME PUO’ ESSERE RIUTILIZZATO L’OLIO ESAUSTO?

I maggiori riutilizzi, comunque industriali, sono:
– biodiesel
– grassi industriali
– glicemia per usi tecnici
lubrificanti vegetali
– distaccanti per l’edilizia
– recupero energetico

Il Consorzio non ha scopo di lucro, ha cominciato l’attività operativa a ottobre 2001 e nel 2010 ha raccolto e rigenerato 43.000 tonnellate tra oli e grassi esausti e, come sottolineato dallo stesso CONOE, se avesse la disponibilità del Contributo Ambientale previsto dall’attuale normativa (D.lgs. 22/97 art. 47 confermato dalle successive modifiche e integrazioni ultimo D.lgs. 205/2010 art. 233.), potrebbe fare molto di più.

Serena Bianchi

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