Non è vero che le pale delle turbine eoliche finiscono sempre in discarica, possiamo riutilizzarle (anche per costruire ponti)

Un nuovo ponte è stato realizzato in Irlanda con due pale dismesse da un parco eolico di Belfast. E accende i riflettori sul fine vita delle nostre turbine

“Queste pale devono essere smaltite e al momento non c’è modo di riciclarle (sic). Ecco come funziona l’energia verde!”. Così recitano vari post rimbalzati sui social fino a diventare virali qualche tempo fa. Affermazioni che vorrebbero puntare il dito sul “lato oscuro” dell’energia eolica, che per alcuni sarebbe “meno green di quanto si possa credere”.

L’immagine di un bulldozer che seppellisce le pale di una turbina eolica è vera, certo. Si tratta della discarica regionale di Casper, nel Wyoming, Usa​​​​​​. Per la precisione, è stata scattata dal fotografo Benjamin Rasmussen e pubblicata in un articolo di Bloomberg del febbraio 2020 sullo spreco delle pale.

Ma quello che non è affatto vero è che non esistano modi per riciclare o, ancor di più, riutilizzare le pale eoliche.

Quanto durano le pale eoliche?

Le pale eoliche sono progettate per durare circa 20 o 25 anni. Secondo l’associazione di categoria WindEurope, 25.000 tonnellate di turbine dovrebbero essere smantellate in tutta Europa entro il 2025.

Nei mercati più maturi d’Europa per l’energia eolica, le prime turbine stanno già raggiungendo la fine della loro vita operativa. Il numero di pale che sono state dismesse finora rimane basso. Ma aumenterà nei prossimi anni. Germania e Spagna saranno in testa, seguite dalla Danimarca. Verso la fine del decennio anche Italia, Francia e Portogallo inizieranno una significativa dismissione e il volume annuale potrebbe raddoppiare a 52.000 tonnellate entro il 2030.

Negli Stati Uniti, tale numero dovrebbe salire a 2,2 milioni nei prossimi 25 anni.

“A seguito delle attività di sostituzione della prima generazione di aerogeneratori, il quantitativo di pale eoliche in dismissione in Italia nel prossimo decennio è stimabile nell’intervallo tra le 30.000 e le 40.000 tonnellate (glass fiber, carbon fiber e resine)”, spiega l’Anev, l’associazione italiana dell’energia del vento, in un position paper dedicato proprio al fine vita delle pale eoliche.

@Anev

Ben l’85-90% della massa totale di un aerogeneratore può già essere riciclato. La maggior parte delle componenti, inclusi acciaio, cemento, filo di rame, elettronica e ingranaggi, finisce in circoli virtuosi. Tuttavia, per le pale delle turbine eoliche la situazione è più complicata. Contengono materiali compositi complessi, che migliorano le prestazioni, ma pongono sfide per il riciclo. Una situazione ulteriormente complicata dalla notevole dimensione delle pale stesse (si consideri che la pala di un aerogeneratore di taglia “kilowatt” è più lunga dell’ala di un aereo di linea).

Le compagnie eoliche al lavoro per il riciclo delle pale delle turbine

Il gruppo europeo dell’industria eolica WindEurope ha chiesto un divieto a livello europeo dello smaltimento delle pale delle turbine eoliche nelle discariche entro il 2025. GE Renewable Energy ha annunciato un accordo per trasformarle in un prodotto utilizzato per sostituire la sabbia nella produzione del cemento.

L’utility svedese Vattenfall si è impegnata a smettere immediatamente di scaricarle nelle discariche e a riciclarle tutte entro il 2030. E ancora la compagnia energetica danese Ørsted ha approvato un piano per “riutilizzare, riciclare o recuperare tutte le pale delle turbine eoliche nel portafoglio globale”. Questo solo per fare degli esempi, ma l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo.

Nel frattempo, i ricercatori del National Renewable Energy Laboratory, in particolare, hanno creato un nuovo prototipo di gran lunga più recuperabile, che utilizza un promettente materiale destinato a trasformare radicalmente l’industria eolica.

Negli ultimi anni, infine, è stata osservata una maggiore difficoltà nel trovare pale sostitutive per i modelli più vetusti o per pale ormai fuori mercato. È pertanto ipotizzabile che un selezionato numero di pale verrà conservato o venduto come spare part.

Pur trattandosi di un mercato secondario di dimensioni piuttosto limitate e subordinato a valutazioni di fattibilità dipendenti dal sito, è talvolta percorribile l’opzione di spostare gli aerogeneratori in altri siti contraddistinti da ventosità molto alte, infrastrutturazione di rete o di strade non ottimali, eventualmente appartenenti a Paesi che si trovano in una fase iniziale del loro percorso di decarbonizzazione/elettrificazione, come ad esempio in alcune zone del Centro e Sud America”, ci spiega Simone Togni, presidente dell’ANEV.

Un ponte fatto di pale eoliche

Quando invece un componente non è più in grado di adempiere alla propria funzione nel contesto in cui sta operando, la soluzione più sostenibile è utilizzarlo in un contesto diverso, nel quale possa mantenere il suo valore, a fronte di limitate modifiche.

Le pale eoliche, essendo realizzate con materiali compositi, risultano particolarmente adatte a questo scopo in quanto il materiale è durevole, resistente al danneggiamento e all’aggressione ambientale e facile da riparare”, spiega ancora l’italiana Anev.

Assemblaggio BladeBridge, 26 gennaio 2022 @Re-wind

Proprio come quello che potete vedere in queste foto.

Si tratta di un nuovo ponte realizzato in Irlanda con due pale dismesse da un parco eolico di Belfast. Un’opzione promettente,  frutto della rete Re-Wind, che comprende ingegneri civili, geografi e altri scienziati dell’University College Cork, del Georgia Institute of Technology, della Queen’s University di Belfast e della City University di New York. Il Blade Bridge è solo il secondo ponte al mondo a essere costruito con pale eoliche riciclate; il primo ha aperto al pubblico lo scorso ottobre in Polonia.

@Re-wind

Il team ha riutilizzato la sezione centrale di due pale Nordex N29, perché sono più corte e più facili da trasportare. E l’aspetto logistico legato ai trasporti non è affatto da sottovalutare.

“Stiamo esplorando il potenziale riutilizzo delle pale nell’architettura e nell’ingegneria. lo sviluppo di tali metodi può avere un effetto positivo sulla qualità dell’aria e dell’acqua diminuendo una delle principali fonti di rifiuti non biodegradabili’, afferma Lawrence c. banca del georgia Institute of Technology.

I ponti non sono l’unico esempio di “riciclo creativo” delle vecchie pale delle turbine eoliche: Re-wind ha proposto una serie di altri usi come glamping pod, barriere antirumore, pensiline per i mezzi pubblici e persino ripari per biciclette (progetto in sviluppo in Danimarca, non a caso…)

@Re-wind

Pensiamoci a tutto questo prima di dire che l’energia eolica non è green per via dello smaltimento in discarica delle turbine…

Fonti: WindEurope, ReWind Network, Science Direct

 

 

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