Dal MIT il tessuto innovativo ricavato dalle buste di plastica riciclate che si lava in acqua fredda

Il tessuto fatto con le buste di plastica potrebbe essere il futuro dei vestiti, perfino più sostenibile del cotone e di altri materiali.  

Contrariamente a quanto molti di noi pensavamo, il tessuto fatto con le buste di plastica potrebbe essere il futuro dei vestiti, perfino più sostenibile del cotone e di altri materiali.  

Gli ingegneri del Massachusetts Institute of Technology (MIT) hanno sviluppato un tessuto auto-raffreddante in polietilene, un materiale comunemente utilizzato nei sacchetti di plastica, che aspira a diventare “il tessuto del futuro”, perfino più sostenibile del cotone e di altri materiali, secondo la ricerca recentemente pubblicata sulla rivista britannica Nature Sustainability.

I ricercatori del MIT affermano che il tessuto è meno dannoso per l’ambiente rispetto a lana, cotone, lino, seta, nylon e poliestere e può essere lavato facilmente in acqua fredda, riducendo in questo modo ulteriormente la sua impronta ambientale.

“Bastano dieci minuti nel ciclo a freddo. Non si sporca perché nulla si attacca”, ha detto la ricercatrice e scienziata del dipartimento di ingegneria meccanica del MIT Svetlana Boriskina.

Per arrivare a questa conclusione hanno testato la sua capacità di assorbire e trasportare un fluido al suo interno rispetto a quella di cotone, nylon e poliestere immergendo i tessuti e calcolando il tempo impiegato dal fluido per essere assorbito. In ogni test realizzato, il polietilene ha rimosso e fatto evaporare l’acqua più velocemente del resto dei tessuti.

Date le sue proprietà fisiche e il suo ciclo di produzione basato sull’economia circolare, al MIT assicurano che il polietilene ha una “impronta ecologica” minore rispetto a quella del poliestere e del cotone.  Inoltre la sua produzione aiuterebbe anche a preservare i nostri oceani visto che – in un mondo dove purtroppo ancora molti ragionano soltanto in termini economici – le buste di plastica non sarebbero più viste come un rifiuto, ma come la materia prima dei nostri futuri vestiti.

“Quando qualcuno butta un sacchetto di plastica nell’oceano è un problema. Ma quelle buste potrebbero essere facilmente riciclate, e se riuscissimo a trasformare il polietilene in una scarpa da ginnastica o una felpa con cappuccio, avrebbe senso dal punto di vista economico raccogliere queste borse e riciclarle”, afferma Svetlana Boriskina, ricercatrice del Dipartimento di Ingegneria Meccanica del MIT.  

Oltre a tutti questi vantaggi per l’ambiente, il polietilene è anche sottile e leggero, quindi un capo realizzato con questo materiale è “più fresco rispetto alla maggior parte dei tessuti, poiché lascia passare il calore invece di intrappolarlo”.

Per ora il team di ricercatori, tra cui anche gli italiani Matteo Alberghini, Francesco Signorato, Pietro Asinari e Matteo Fasano, stanno cercando dei modi per incorporare questi tessuti in polietilene nell’abbigliamento sportivo, nell’abbigliamento militare e persino nelle tute spaziali di nuova generazione.

Fonte: MIT / Nature Sustainability

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