Via le microplastiche intenzionalmente aggiunte ai prodotti. Lo chiede l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) che ha lanciato un progetto volto a eliminare fino al 90% dell'inquinamento provocato dalla microplastica prodotta nei paesi dell'Europa
Via le microplastiche intenzionalmente aggiunte ai prodotti. Lo chiede l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) che ha lanciato un progetto volto a eliminare fino al 90% dell’inquinamento provocato dalla microplastica prodotta nei paesi dell’Europa.
La proposta, che dovrebbe entrare in vigore nel 2020, eliminerebbe annualmente 36.000 tonnellate di inquinamento e fino a 400.000 tonnellate in 20 anni. Dopo la messa al bando della plastica monouso a partire dal 2021, l’Europa si muove su un altro fronte.
Un pericolo chiamato microplastica
Secondo le valutazioni effettuate dell’ECHA, le microplastiche aggiunte intenzionalmente a prodotti tra cui cosmetici e detersivi hanno maggiori probabilità di accumularsi negli ambienti terrestri, poiché le particelle si concentrano nei fanghi di depurazione che vengono spesso usati come fertilizzanti. Una proporzione molto più piccola di queste microplastiche viene rilasciata direttamente nell’ambiente acquatico.
Una volta rilasciate, essere possono essere estremamente persistenti e durare addirittura migliaia di anni. Oggi rimuoverle è praticamente impossibile per questo l’unica soluzione è il divieto di utilizzo. L’Echa si riferisce alle microplastiche inserite nei prodotti, non a quelle legate alla frammentazione di rifiuti in plastica di grandi dimensioni.
Va detto anche che la definizione di microplastica è ampia e riguarda particelle polimeriche di dimensioni inferiori a 5 mm e in grado di resistere al degrado. Esse sono utilizzate in cosmetici, detergenti, vernici e rivestimenti, materiali da costruzione e medicinali, nonché prodotti per agricoltura e orticoltura.
“L’implementazione della restrizione dovrebbe essere economicamente vantaggiosa in tutti i settori, compreso il settore agricolo, identificato nella proposta come la principale fonte di microplastiche aggiunte intenzionalmente” ha spiegato l’Agenzia.
Purtroppo, le microplastiche non sono solo quelle contenute nei cosmetici e nei prodotti elencati. Il problema dell’inquinamento è legato anche ai frammenti derivanti dalla frantumazione di rifiuti più grandi, ad esempio in mare. Per questo ormai le microplastiche sono ovunque. Numerosi studi hanno dimostrato la loro presenza nel sale da cucina, nell‘acqua in bottiglia e in alcune bevande.
Uno studio di Greenpeace ha scoperto che si trovano anche nel’organismo dei pesci e di alcuni animali marini che vivono nel Tirreno.
In Italia il divieto dal 2020
Diversi Stati membri dell’UE si stanno già attivando per vietare l’uso delle microplastiche in determinati tipi di prodotti, soprattutto cosmetici.
Da questo punto di vista, l’Italia è avanti. Dal prossimo anno infatti nel nostro paese sarà vietata la vendita dei cosiddetti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante e di detergenti contenenti microplastiche. La decisione, inserita nella Manovra 2018 con un emendamento dell’allora presidente della Commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci, permetterà al nostro paese di essere tra i primi a dichiarare guerra a questi pericolosi inquinanti. Meglio di noi il Regno Unito, che ha già introdotto il divieto.
Oggi si stima che circa 176.000 tonnellate di microplastiche finiscano nei corsi d’acqua e nel mare in Europa a causa di una produzione non intenzionale, come l’usura dei pneumatici stradali. Purtroppo al momento la soluzione proposta non è del tutto risolutiva ma è già un inizio. Il prossimo passo riguarderà la produzione di materiali in grado di evitare a monte la produzione di microplastiche.
Elise Vitali, responsabile della politica chimica per l’European Environmental Bureau (EEB), ha commentato:
“La microplastica è uno di quei problemi vasti ma in gran parte invisibili; una minaccia tutt’intorno e in noi. Era alimentato da aziende irresponsabili, come quelle che producevano prodotti per la cura della persona che decidevano di scambiare ingredienti naturali come mandorle tritate, gusci di cocco e semi di olivo con microsfere di plastica e ignoravano il contraccolpo pubblico e gli avvertimenti scientifici. Spingeremo duramente per rafforzare questa proposta e garantire un impatto reale. Eliminare la plastica all’interno dei prodotti è solo la punta dell’iceberg ma è un passo necessario”.
Dalla plastica alla microplastica: scattano i divieti comunitari
Il divieto proposto dall’Echa è parte della strategia dell’UE legata alla plastica. L’Europa dal 2021 infatti sarà il primo continente a vietare vari tipi di plastica monouso per contrastare il marine littering. La direttiva, di recente adozione, vieterà tra gli altri oggetti posate, piatti, cannucce, contenitori in polistirolo espanso e cotton fioc.
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Francesca Mancuso