Le cannucce di carta contengono più PFAS delle cannucce di plastica o di bambù, lo studio su 39 marchi diversi

La direttiva europea Sup sulla plastica monouso (percepita in Italia tramite un decreto entrato in vigore nel gennaio 2022), mette al bando alcuni prodotti in plastica usa e getta. Tra questi anche le cannucce. Le alternative? Non sarebbero poi così sicure

Un fulmine è destinato a scagliarsi a ciel sereno su anni e anni di dibattito sulla plastica usa e getta: una volta messa praticamente al bando un po’ ovunque – in Italia, il decreto legislativo 196/21 attua la direttiva europea, la cosiddetta “SUP” (Single use plastic) – c’è chi però solleva qualche dubbio. In che modo sono fatte le alternative a piatti, posate o cannucce in plastica? Sono sempre sicure?

Di fatto, una delle poche ricerche in Europa a focalizzarsi su questo tipo di prodotti è arrivata a una sconcertante conclusione: le cannucce in carta e di bambù contengono sostanze chimiche sintetiche poli e perfluoroalchiliche, gli arci noti PFAS.

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Lo studio,pubblicato sulla rivista Food Additives and Contaminants e condotto dall’Università di Anversa, ha voluto testare 39 marche di cannucce.

Le cannucce realizzate con materiali di origine vegetale, come carta e bambù, sono spesso pubblicizzate come più sostenibili ed ecologiche di quelle realizzate in plastica – spiega Thimo Groffen, scienziato ambientale dell’Università di Anversa. Tuttavia, la presenza di PFAS in queste cannucce significa che non è necessariamente vero.

Lo studio

I ricercatori di Anversa hanno analizzato 39 marche diverse, sottoponendole a due cicli di analisi e verificando che il 70% conteneva PFAS, per un totale di 18 diverse sostanze rilevate, forse utilizzate come impermeabilizzanti.

Le peggiori sono state proprio le cannucce di carta. Il 90% delle marche testate era contaminato. I PFAS sono stati rilevati anche su 4 marche di cannucce in bambù su 5, 3 su 4 in plastica e 2 su 5 in vetro. Le uniche a non contenere i “forever chemicals” erano quelle in acciaio.

Infine, gli studiosi hanno verificato se i PFAS potessero fuoriuscire nel liquido circostante, ma sono necessari ulteriori test per determinare l’impatto completo di questi prodotti.

Intanto, la presenza di PFAS nelle cannucce di carta e di bambù dimostra che non sono necessariamente biodegradabili, concludono gli studiosi.

L’unica consolazione, concludono gli studiosi, è che le cannucce non sono uno strumento di uso così frequente, ragione per cui una eventuale ingestione di PFAS nel caso sarebbe quasi irrilevante.

Resta comunque il sapore amaro della già nota constatazione: gli PFAS, a causa delle loro proprietà di resistenza, antiaderenza, idrorepellenza e durabilità nel tempo, sono davvero ovunque.  Dagli oggetti in plastica ai capi di abbigliamento fino ai prodotti usati per l’igiene della casa e della persona, così come nei contenitori del nostro cibo, nelle pentole e nelle padelle, nei prodotti di cancelleria e nei giocattoli, pericolosi per l’essere umano e per l’ambiente.

Ultima constatazione che dovrebbe far riflettere: il problema della plastica usa e getta non si risolve con alternative monouso in altri materiali. Andrebbe modificato i todo il paradigma e messo in discussione la nostra smania di usa e getta. Cercare alternative si, ma lavabili e riutilizzabili. In to the future, back to the roots.

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Fonte:  Food Additives and Contaminants

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