La California mette al bando i sacchetti di plastica. È la prima volta negli USA

La California è il primo Stato degli USA a mettere ufficialmente al bando i sacchetti di plastica. Per una volta l'Italia arriva prima rispetto all'America e ha fatto scuola avendo detto addio alle inquinanti buste di plastica già nel 2011. Il nostro esempio non solo ha conquistato l'Europa, ma ha varcato l'oceano.

La California è il primo Stato degli USA a mettere ufficialmente al bando i sacchetti di plastica. Per una volta l’Italia arriva prima rispetto all’America e avendo detto addio alle inquinanti buste di plastica già nel 2011. Il nostro esempio non solo ha conquistato l’Europa, ma ha varcato l’oceano.

Il governatore Jerry Brown ha firmato un disegno di legge promulgando il primo divieto in tutto lo Stato sui sacchetti di plastica monouso.

La legge qualora venisse approvata entrerebbe in vigore nell’estate del 2015 per la grande distribuzione e nel 2016 per le piccole imprese. Il disegno di legge riguarda l’abolizione dell’uso dello shopper in plastica e una limitazione per quelli in carta, per i quali si dovranno pagare almeno 10 centesimi per ciascun sacchetto.

“Questo disegno di legge è un passo nella giusta direzione poiché riduce la plastica divenuta ormai il maggiore inquinante delle nostre spiagge, dei parchi e persino del vasto oceano”, ha detto il governatore Brown in una dichiarazione. “Siamo i primi a vietare queste borse, e non saremo gli ultimi.”

Più di 100 imprese, associazioni di categoria, organizzazioni sindacali e ambientali, i Comuni e altri gruppi hanno accolto favorevolmente questa legge. Ma, come in Italia, non sono mancate le opposizioni, soprattutto dalla lobby dei produttori di shopper in plastica che, temendo di perdere uno dei loro più grandi mercati, ha subito minacciato di indire un referendum per bocciare la legge. A loro avviso questa decisione significherebbe una notevole perdita di posti di lavoro, che influirebbe sui consumatori e arricchirebbe solo le tasche degli azionisti delle catene alimentari e dei loro partner sindacali. Inoltre lamentano che la tassa di 10 centesimi andrebbe a gravare su coloro che hanno redditi molto bassi e quindi penalizzerebbe i consumatori di quelle fasce.

In ogni caso, nel rispondere alle paure di chi teme eccessive perdite occupazionali, la legge prevede ben 2 milioni di dollari in prestiti destinati ai produttori di sacchetti di plastica per riconvertire le loro produzioni nelle sporte riutilizzabili.

Molti si sono opposti al divieto, tacciando questa legge di “falso ambientalismo e di favorire solo categorie di rivenditori”. Dave Heylen, vice presidente delle comunicazioni presso la California Grocers Association , rifiuta categoricamente queste opinioni poiché sottolinea

Questo è vero e proprio problema ambientale e si tratta di ottenere che i sacchetti di plastica restino fuori dal ciclo dei rifiuti. È la parte più difficile, cambiare il comportamento delle persone, ha sottolineato Heylen, ma non impossibile”.

Gli ambientalisti infatti apprezzano e sostengano questa legge a lungo richiesta, poiché già molte città della California avevano attuato un divieto del genere. La soluzione, rispondono, è l’introduzione nella quotidiana attività di spesa, delle borse di stoffa riutilizzabili e più robuste, che si realizzano da molti materiali riciclati. Dopotutto, continuano gli ambientalisti, la produzione di rifiuti è talmente elevata che vale la pena sforzarsi per cambiare di un minimo le proprie abitudini.

borse riutilizzabili

Qualcosa si muove anche in America, quindi. Con estrema lentezza però se si pensa che uno stato come la Mauritiana ha messo al bando le buste di plastica già da quasi 2 anni e l’Europa, dopo l’esempio italiano, è pronta per fare altrettanto.

Ce la faranno i californiani a dare il buon esempio al resto dell’America?
Non resta che stare a guardare.
Intanto per una volta in Italia possiamo vantarci di aver dato il buon esempio.

Cristiana Priore

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