No agli inceneritori, perché aumentano la mortalità. Sabato 12 gennaio a Terni si è svolto un convegno dal titolo “Inceneritori e salute: nessun rischio?”, organizzato dal Comitato No Inceneritori Terni e dall’associazione LiberaMente. Un tutto esaurito che già da solo significa tanto
No agli inceneritori, perché aumentano la mortalità. Sabato 12 gennaio a Terni si è svolto un convegno dal titolo “Inceneritori e salute: nessun rischio?”, organizzato dal Comitato No Inceneritori Terni e dall’associazione LiberaMente. Un tutto esaurito che già da solo significa tanto.
L’incontro, a cui hanno partecipato numerosi esperti del settore, ha sottolineato i potenziali danni rappresentati dagli inceneritori con le loro emissioni, queste ultime responsabili di un aumento dell’incidenza dei tumori.
Il convegno si è svolto nella sala rossa di palazzo Gazzoli, a Terni. Vi hanno preso parte il Prof. Giuseppe Giorgio Nenci, professore ordinario emerito di Medicina interna presso l’Università degli studi di Perugia, il Dott. Valerio Gennaro, responsabile del centro operativo regionale (COR Liguria) del registro nazionale mesoteliomi presso l’Azienda ospedaliera universitaria San Martino, Istituto Nazionale per la ricerca sul cancro e il Dott. Giovanni Vantaggi dell’associazione Medici per l’ambiente.
La riaccensione dell’inceneritore di Terni desta dunque preoccupazione in Umbria. Secondo Nenci, un inceneritore emette circa 250 tipi di composti volatili, di natura prevalentemente sconosciuta. Di essi, solo il 2% ricade sulla superficie circostante. La restante parte, trasportata dal vento, finisce per raggiungere il suolo, le acque, le coltivazioni e gli allevamenti. Da qui all’uomo il passo è breve.
A preoccupare gli esperti sono le nanopolveri. Come ha mostrato un precedente dossier del Comitato, l’incenerimento dei rifiuti produce nanopolveri, diossine, furani ed altre sostanza tossiche che se inalate o assunte attraverso alimenti che le hanno assorbite, possono raggiungere in poche ore gli organi attraverso il sangue. Le patologie da essi derivanti sono cancro e altre malformazioni letali, ma anche malattie come Parkinson e Alzheimer.
Senza contare che, secondo gli esperti, l’incenerimento non è affatto una soluzione al problema dei rifiuti. Sempre il dossier ha evidenziao che solo il 35% dei rifiuti totali brucia attraverso tale sistema.
Decisamente più efficace e meno rischiosa è la raccolta differenziata. Secondo Valerio Gennaro, dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, l’incenerimento non serve. Inoltre a suo avviso per i Comuni dovrebbero essere rese più semplici le procedure per monitorare i dati sulle quote di inquinamento, sul rilevamenti delle centraline, sull’incidenza delle malattie, sui ricoveri, sul numero di malformazioni e di aborti.
Come ha spiegato Fabio Neri del Comitato No Inceneritori Terni, “a volte dal mondo scientifico e istituzionale arrivano interpretazioni dei dati di difficile comprensione. Si è concordato sulle vie alternative di riutilizzo e riciclo dei rifiuti per sopperire al ricorso al ciclo d’incenerimento, il percorso del riciclo della plastica, della carta e del vetro e degli altri materiali recuperabili è quello da perseguire validamente per avere vantaggi sia in termini di salute pubblica che economica”.
Francesca Mancuso
Scarica il dossier del Comitato
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