Il vuoto a rendere fa bene all’ambiente e anche alle tasche degli utenti. È quanto emerge da uno studio inglese, che evidenzia come il sistema di vuoti a rendere sia ecologico, perché riduce i rifiuti e contrae le lavorazioni inquinanti per la produzione di bottiglie (che,una volta usate, finirebbero nelle discariche) ma anche economico, perché fa risparmiare in modo significativo sul costo di raccolta dell’immondizia.
Il vuoto a rendere fa bene all’ambiente e anche alle tasche degli utenti. È quanto emerge da uno studio inglese, che evidenzia come il sistema di vuoti a rendere sia ecologico, perché riduce i rifiuti e contrae le lavorazioni inquinanti per la produzione di bottiglie (che,una volta usate, finirebbero nelle discariche) ma anche economico, perché fa risparmiare in modo significativo sul costo di raccolta dell’immondizia.
In Inghilterra infatti – secondo quanto emerge dalla ricerca commissionata dal Governo – i cittadini spendono molto di più di quello che dovrebbero, perché dimenticano molto spesso di restituire le bottiglie, il cui costo viene nornalmente scalato.
Secondo questo studio del Cipre (Campaign to protect rural England) invece, se la bottiglia costasse circa 20-40 centesimi di euro (in base alla grandezza e quindi alla capienza) i cittadini sarebbero più incentivati a riportarla indietro e la percentuale di coloro che si adopererebbero per restituire i vuoti toccherebbe il 90%.
Ma non è tutto, perché la minor produzione di rifiuti porterebbe ad un risparmio di 160 milioni di sterline all’anno (che corrispondono all’incirca a 190 milioni di euro) nella gestione del sistema di racconta dei rifiuti, con una minor spesa per i cittadini (circa 8 euro a famiglia). Senza contare naturalmente tutti i benefici sull’ambiente: meno rifiuti da smaltire, meno energia consumata per produrli e meno mezzi in giro per raccoglierli.
La stessa cosa dovrebbe avvenire anche nel nostro Paese, dove, come abbiamo visto è al vaglio del Parlamento la proposta di reintrodurre questa buona e vecchia buoni abitudine ormai, purtroppo, dimenticata. Negli anni Settanta infatti, il vuoto a rendere era un fenomeno diffuso anche in Italia, soprattutto per le bottiglie di vetro che contenevano il latte fresco. Bastava acquistare la bottiglia di latte la prima volta e poi si tornava in latteria solo per riempirla di nuovo; se proprio ci si voleva sbarazzare del contenitore si andava in negozio per lasciarla e in cambio il lattaio restituiva i soldi spesi per acquistarla. Questo sta tornando in auge con il latte alla spina, ma il discorso andrebbe esteso, come era in passato, anche alle altre bevande come birra o bibite gassate.
L’incantesimo – chiamiamolo così – è finito quando è iniziata la produzione di bottiglie di plastica, più economiche e leggere, che hanno reso il processo di produzione meno costoso. Ma l’ambiente e le nostre tasche?
Verdiana Amorosi
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