Green Plasma, il dispositivo tutto italiano che produce energia pulita dai rifiuti raccolti in mare

il nuovo dispositivo che promette di produrre energia elettrica pulita dai rifiuti recuperati in mare. Si chiama Green Plasma

Si chiama Green Plasma e il suo nome fa ben sperare. E’ il nuovo dispositivo che promette di produrre energia elettrica pulita dai rifiuti recuperati in mare. Il 1° dicembre è stato presentato nel porto di Ancona.

Progettato e realizzato da IRIS dell’Università di Torino in collaborazione col Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente (DiSVA) dell’Università Politecnica delle Marche, Green Plasma si basa sull’utilizzo della tecnologia di conversione termochimica che, grazie alle alte temperature raggiunte (con l’opzione plasma si possono raggiungere anche 5000° gradi), consente di trasformare in gas qualsiasi composto organico, separandolo dalla matrice inorganica.

In altre parole, dopo aver prelevato i rifiuti dal mare, esso è in grado di trasformarlo in un gas e in particolare in un syngas molto ricco di idrogeno facilmente convertibile in energia elettrica. L’impianto può trattare 100 kg al giorno di plastica raccolta in mare ed essendo molto compatto, può essere montato a bordo di piccole imbarcazioni. In questo modo, con una semplice azione riesce a ottenere due ottimi risultati: ripulire il mare dai rifiuti e in particolare le aree portuali e produrre energia elettrica pulita.

Dopo mesi di test condotti in laboratorio e una serie di prove sperimentali condotte tra luglio e settembre presso la Stazione Marina dell’Istituto IAS-CNR di Genova, adesso il Green Plasma ha avviato una nuova fase sperimentale ma questa volta a bordo di un’imbarcazione del CNR e, per farlo, ha scelto il Porto di Ancona.

L’intera operazione è resa possibile grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente (DiSVA) dell’Università Politecnica delle Marche, che sta coordinando un consorzio di 14 Istituti Europei impegnati proprio nel valutare il rischio delle microplastiche negli ambienti marini.

“Il mare è un bene comune, ha assorbito finora il 30% di gas serra emessi e produce il 50% dell’aria che respiriamo. Il mare è anche una risorsa preziosa – afferma il Rettore Prof. Gian Luca Gregori – determinante per moltissimi settori, da tutelare. Per questo grazie ai tanti progetti di ricerca che l’Università Politecnica delle Marche sta realizzando, di natura multidisciplinare, mettiamo al centro sia la tutela della salute del mare che lo sviluppo della Blue Economy”.

Come ha spiegato anche Gian Marco Luna Direttore del nuovo Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del CNR, una serie di  studi condotti dai ricercatori a bordo dei pescherecci operanti in Adriatico hanno mostrato che sui fondali sono depositate migliaia di tonnellate di rifiuti, molti dei quali plastiche:

“Questo dispositivo rappresenta una importante innovazione verso la possibile bonifica dei nostri fondali, potenzialmente in grado di rimuovere e valorizzare rifiuti plastici che rischiano, insieme ad altri inquinanti che trasportano, di finire sulle nostre tavole attraverso processi di frammentazione e magnificazione lungo le reti trofiche marine” aggiunge.

Soluzioni come quella proposta da IRIS possono assumere un ruolo di primo piano, riuscendo a coniugare il recupero e il riutilizzo di questi rifiuti.

“Oggi è un giorno importante per IRIS perché il nostro dispositivo Green Plasma viene, per la prima volta, montato a bordo di un’imbarcazione. È un ulteriore passo avanti lungo il percorso di ricerca e sviluppo che la nostra azienda porta avanti dal 2012 – commenta Manuel Lai, Amministratore Delegato di IRIS -. Pur consapevoli della necessità di prevenire e ridurre alla fonte la quantità di rifiuti prodotti, siamo orgogliosi di dare il nostro contributo con una soluzione di piccola scala, molto efficiente, capace di offrire una soluzione adatta anche alle aree più distanti dall’attuale infrastruttura di raccolta e trattamento, quali, ad esempio, piccoli porti turistici o le aree marine protette.”

Una soluzione che, se diffusa su tutto il territorio italiano, potrebbe dare una grossa mano d’aiuto e ripulire il mare, producendo anche energia.

Fonti di riferimento: Facebook/Univpm, Università Politecnica delle Marche

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