Come produrre il grafene dagli scarti alimentari

I rifiuti alimentari non sono un peso ma una ricchezza. Partendo da questo presupposto, un team di scienziati della City University di Hong Kong sta sperimentando nuove tecniche per convertirli in grafene. Ma non è l'unico. Anche l'Europa sta lavorando su questo filone per produrre anche idrogeno

Dagli scarti alimentari si producono grafene e idrogeno

Come ottenere grafene e idrogeno usando i rifiuti alimentari

I rifiuti alimentari non sono un peso ma una ricchezza. Partendo da questo presupposto, un team di scienziati della City University di Hong Kong sta sperimentando nuove tecniche per convertirli in grafene. Ma non è l’unico. Anche l’Europa sta lavorando su questo filone per produrre anche idrogeno.

Fave di cacao, riso, bucce di frutta, porri e asparagi sono solo alcuni dei resti di prodotti alimentari sprecati che invece potrebbero essere trattati fino ad ottenere nuovi materiali, con benefici ambientali notevoli.

Gli scienziati cinesi hanno scoperto che possono trasformare fondi di caffè e prodotti da forno ormai passati – e provenienti dagli Starbucks locali – in una soluzione zuccherina che potrebbe essere utilizzata per la fabbricazione di plastica.

La sostanza è stata oottenuta mescolando ad essa i batteri che, fermentando, hanno prodotto acido succinico, una sostanza che può essere trovata in una vasta gamma di fibre, tessuti e materie plastiche.

Versatile ed ecologico, il grafene è già stato al centro di altre ricerche, ad esempio nella bonifica delle acque dai rifiuti pericolosi o ancora nel settore delle energie pulite e del fotovoltaico. Ma adesso il materiale potrebbe essere estratto dai rifiuti organici urbani, che ad Hong Kong crescono ogni anno.

Per quest’ultima infatti il problema degli scarti alimentari è imminente e grave. Negli ultimi anni, la quantità generata ogni giorno ha mostrato un trend in aumento, dalle 3.155 tonnellate del 2002 a 3.584 tonnellate del 2011. Secondo un rapporto del Dipartimento di Protezione Ambientale, quelli alimentari sono stati la componente principale dei rifiuti solidi urbani. Un vero e proprio tesoro se sfruttato con intelligenza.

Anche gli ingegneri della Colorado School of Mines hanno scoperto un modo per trasformare bucce di banana, gusci d’uovo e pula di riso in vetro. Mescolando ed essiccando tali sostanze fino ad ottenere una polvere fine, gli scienziati hanno creato una miscela che potrebbe fornire alcuni ossidi metallici necessari nella composizione del vetro.

Non solo Cina e Usa. Anche l’Europa punta a trasformare i rifiuti alimentari in grafene e altre sostanze. Un progetto UE, chiamato PlasCarb, sta studiando la tecnica della digestione anaerobica in cui i rifiuti producono biogas. Fin qui non si tratta di una grossa novità. Ma PlasCarb ha fatto un ulteriore passo avanti.

“Insieme a un innovativo reattore al plasma a bassa energia convertiamo i biogas da digestione anaerobica, soprattutto metano e anidride carbonica, in carbonio grafitico (da cui arriva il grafene) e idrogeno rinnovabile”, spiega il capoprogetto Neville Slack.

Il grafene e l’idrogeno prodotti usando le eccedenze alimentari sono alternative desiderabili, ma nonostante le prospettive che offrono, sono ancora lontani dalla produzione su larga scala. Secondo Slack, PlasCarb è ancora all’inizio. Dovrà ancora essere effettuato un test della durata di un mese in cui 150 tonnellate di alimenti saranno trasformati in 25.000 metri cubi di biogas e poi in carbonio grafitico e idrogeno rinnovabile. I risultati danno al team ulteriori indicazioni sulla possibilità di usare questa tecnica per ottenere nuovi materiali dai rifiuti.

Francesca Mancuso

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