Fotovoltaico: questa start up italiana riesce a riciclare i pannelli solari senza sostanze tossiche

È una start up veneziana ed è riuscita a riciclare i pannelli fotovoltaici recuperando i vari componenti senza utilizzare sostanze tossiche e inquinanti. Il processo è ancora in fase di test, ma sembra che si riescano a recuperare preziosi come argento, silicio, rame e alluminio ad alta purezza e addirittura in maniera più efficiente che dai minerali.

Il riciclo dei pannelli solari a fin di vita è una delle sfide più attuali nel settore del fotovoltaico. Ora una start up tutta italiana potrebbe cambiare tutto e riuscire a recuperare i materiali preziosi contenuti nei moduli superando i limiti delle attuali tecniche impiegate per farlo.

I pannelli fotovoltaici possono essere considerati una piccola miniera di preziosi

Ad affermarlo è Francesco Miserocchi, direttore tecnico di 9-Tech, start up veneziana che ricicla moduli solari senza utilizzare sostanze tossiche e dannose.

I pannelli fotovoltaici, infatti, ci consentono di avere energia rinnovabile e pulita, ma sono molto difficili da riciclare. Sono pensati per resistere alle intemperie per 20/30 anni e smontarli per recuperare i materiali come silicio, argento e rame, non è un’operazione semplice. Questo, secondo uno studio pubblicato su Nature Physics porterà al 2050 a dover affrontare una sfida globale importante, smaltire responsabilmente tra le 54 e 160 milioni di tonnellate di pannelli solari che ci saranno.

I pannelli sono costruiti a “wafer”: sono composti da uno strato di silicio sul quale vengono stampati i conduttori e saldati a griglia. Il tutto poi viene ricoperto da una lamina di protezione fatta di polimeri adesivi, vetro temperato e infine sigillato.  Una delle pratiche più diffuse per separare i materiali, attualmente, prevede di bruciare i polimeri e utilizzare reagenti chimici che rilasciano sostanze tossiche.

L’italiana 9-Tech sta testando una metodologia efficace che non prevede l’utilizzo di sostanze dannose.

Ecco come funziona il loro processo:

  • Smontaggio Manuale. Prima di tutto, i lavoratori tolgono manualmente la cornice di alluminio, la scatola di giunzione e il vetro del pannello solare.
  • Forno Speciale. Poi, mettono i resti in un forno a 400 °C che vaporizza i polimeri che tengono tutto il wafer insieme.  Il sistema cattura gli inquinanti, affinché non vengano dispersi dell’aria e recupera anche il calore del forno per riutilizzarlo per l’efficienza energetica.
  • Separazione dei Materiali. Mentre i pezzi escono dal forno, un rullo rimuove il rame. Setacci speciali separano il vetro dal silicio.
  • Bagno a Ultrasuoni. Il silicio viene immerso in un bagno speciale con ultrasuoni che aiutano a staccare l’argento senza usare sostanze chimiche pericolose. Gli operai con una rete rimuovono i frammenti di silicio dal bagno a ultrasuoni, lasciando una polvere fine d’argento nella soluzione, che può essere recuperata mediante filtrazione o centrifuga.

    Pietrogiovanni Cerchier, CEO di 9-Tech, afferma che

    Con questo sistema da ogni modulo si può recuperare il 90% dell’argento, il 95% del silicio e il 99% di rame, alluminio. Inoltre, il materiale recuperato è considerato di alta purezza, aumentando le possibilità di riutilizzo in diverse applicazioni.

    Il processo di riciclaggio della start up è più costoso dei metodi esistenti che recuperano solo alluminio e vetro. Tuttavia, dicono i tecnici di 9-Tech, l’estrazione di materiali preziosi ad alta purezza dovrebbe compensare il costo extra. Inoltre, sempre secondo gli startupper veneziani, è più efficiente dell’estrazione di elementi vergini. Si possono estrarre circa 500 grammi di argento da una tonnellata di pannelli solari, ma solo 165 grammi di argento da una tonnellata di minerale.

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Fonte:  IEE Spectrum

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