Alzi la mano chi non ha mai notato o fatto finta di non-notare, camminando lungo un sentiero in quota o in pineta lungo i corridoi di accesso alle spiagge libere, la chiazza bianca dei fazzoletti di carta usati per soffiarsi il naso o il più delle volte per pulirsi il sedere dopo una deiezione selvaggia; negli ultimi anni il fenomeno si è esteso anche alle salviette monouso umidificate.
Estate: vacanze al mare o in montagna – i turisti che affollano ciò che per il resto dell’anno vive in solitudine, lasciano sempre qualche traccia del loro passare; la mente in fase di rilassamento decondiziona i gesti anche quelli più semplici, quotidiani ma evidenti e perduranti.
Alzi la mano chi non ha mai notato o fatto finta di non-notare, camminando lungo un sentiero in quota o in pineta lungo i corridoi di accesso alle spiagge libere, la chiazza bianca dei fazzoletti di carta usati per soffiarsi il naso o il più delle volte per pulirsi il sedere dopo una deiezione selvaggia; negli ultimi anni il fenomeno si è esteso anche alle salviette monouso umidificate.
Agosto Livigno. Il sentiero sale lentamente tra le alte pareti a picco del canyon. Avanti a noi Pollicino ha lasciato la sua traccia: le bianche salviette umidificate usate probabilmente per decongestionare il sudore. Un’ora di cammino e il moderno eroe della favola si materializza in una signora con consorte; zaino in spalla, macchina fotografica, gli OOHHH! di ammirazione per lo spettacolo della natura – siamo un fondo valle e quindi la testa è rivolta costantemente verso l’alto anche perché a guardare in basso lo spettacolo non è esaltante – i “Pollicino” sono stati molti e le loro tracce sono anche molto vecchie – un anno – forse due o tre.
Analizziamo i casi:
a) il fazzoletto di carta
Esso è composto in prevalenza da fibre di cellulosa, umidità residua circa 20-25%) e additivi chimici; questi ultimi utilizzati sia per dare la compattezza giusta alla carta ma anche per evitare che muffisca (battericidi e fungicidi ), che si rompa alla prima “soffiata” o allo sfregamento sulla pelle, deve essere piacevole al tatto (l’additivo è un ammorbidente sintetico come per i tessuti); tutta assieme incidono sul peso per diversi punti percentuali. Pur essendo un prodotto “igienico” gli ingredienti aggiunti non sono indicati sui pacchetti perché la legge non lo richiede. Varie ricerche presenti anche sul web additerebbero inoltre il fazzoletto di carta come provocatore o stimolatore di allergie (soprattutto per i bambini). Il bianco “lindo” della carta (chiamato: bianco ottico) è sicuramente un colore aggiunto; se meno intenso, nel migliore dei casi è il risultato del trattamento di candeggio della cellulosa (igienizzazione dai batteri e sgrassamento per facilitare l’assorbimento della umidità): con cloro e acqua ossigenata o 100% acqua ossigenata – che però in genere è dichiarata perché considerato un plus commerciale (indicazione è TCF total chlorine free) -). La cellulosa quando è vergine è normalmente del colore di un tronco d’albero, giallastro; se la carta è ottenuta con cellulosa da carta riciclata è normalmente grigio topo. L’industria sa bene che l’igiene è associata al bianco e risponde a questo criterio.
Ma come un albero caduto in una foresta impiega anni per decomporsi perché richiede un forte intervento prima dei funghi e muffe, poi degli insetti, poi dei batteri, così è per un fazzoletto di carta con l’aggravante che quegli additivi chimici sono aggiunti proprio per evitare che le muffe rendano l’oggetto insicuro per la salute (?), antiestetico per l’occhio e quindi vendibile sugli scaffali.
Impossibile stabilire quanti fazzoletti di carta sono annualmente prodotti in Europa, certamente svariati miliardi che nella stragrande maggioranza finiscono anonimi in un inceneritore e in parte tra i cespugli della macchia mediterranea o “infrattati” ma neanche tanto, nei boschi: l’Italia è il primo produttore europeo di fazzoletti di carta (riciclata). Pensando che una linea di produzione di carta raggiunge velocità anche di 1.000 mt/min notte e giorno e i rotoli sono larghi anche qualche metro (fino a 6-8 mt)., diamo lavoro a migliaia di persone e distruggiamo milioni di ton foreste per la fatica di pensare che ad ogni nostra azione corrisponde un risultato che non sempre corrisponde al senso civico acquisito in migliaia di anni di evoluzione.
b) la salvietta umidificata.
Ci sono 2 aspetti curiosi nelle salviette umidificate:
1) i pacchetti riportano gli ingredienti “in latino” ma solo della parte liquida e non spiegano invece di cosa è fatto il tessuto (fortunati gli italiani che sono discendenti dei latini quindi si suppone che conoscano la lingua antica ma gli scozzesi, i russi o i cinesi che ne sanno di latino?);
2) i miracolosi benefici dell’acqua “cosmetica” poiché le soluzioni liquide rappresentano il 70% del peso del pacco e sono composte al 95-97% di acqua (depurata?) e il resto da conservanti (per evitare che muffiscano sia il liquido che il tessuto), e da uno o due principi attivi di origine vegetale (le cui % rasentano spesso lo “0virgola”) . L’acqua resta il vero miracolo di cui la pelle ha assoluto bisogno per essere sana ma ci voleva una sconosciuta industria per dimostrarcelo?
Il tessuto delle salviette salvo diversa indicazione scritta, è composto mediamente da oltre il 50% di fibre sintetiche (poliestere o polipropilene) quindi NON biodegradabile. Le fibre sintetiche sono un tubo minuscolo di plastica densa e compatta. Non marciscono e solo le radici delle muffe possono “spaccarle” assieme ai raggi UV del sole (peccato che le stesse sono ricoperte da additivi antimuffa e in certi casi anche anti-invecchiamento UV). Il resto è una fibra artificiale di cellulosa come il rayon (in origine un albero) oppure cotone. Questa è la parte biodegradabile. Ci sono anche salviette 100% cotone o in mista con fibre derivati da amidi quindi biodegradabili e comunque da risorse agricole più o meno sostenibili.. Oltre il 90-95% delle salviette prodotte nel Mondo è però composta da fibre sintetiche. In Europa ogni anno sono venduti miliardi di pacchetti e milioni di tonnellate di fibre sintetiche per questo suo. Una salvietta può pesare 1,5 gr mentre il peso della soluzione liquida è circa il doppio del peso quindi 3 gr di cui il 95% acqua. Un NIENTE verrebbe da pensare moltiplicate però per cifre a 9 zeri.
Pollicino che avrà consumato in quella sua oretta di cammino circa 15 salviette (contate al ritorno) si è alleggerita del peso di almeno mezzo etto (dallo zaino), le tasche di almeo 0,40 euro.
Ma a la Natura e ai veri amanti della Natura quanto costerà quella ora di fatica di Pollicino? Una frana per seppellire la macchia bianca e i pezzi di plastica (e centinaia di anni per distruggerlo)?, uno servo-spazzino per raccoglierli? Una bruttura per i turisti con non conosco la storia di Pollicino? Quale la razionalità dell’azione?
Agli amanti della montagna 45 gr di acqua sono sempre offerti GRATIS dalle sorgenti o dal torrente lungo il cammino anziché pagarla come una bottiglia d’acqua da 1000 gr (1 lt) presa al supermercato; un piccolo asciugamano di cotone usabile per asciugare il sudore (rinfrescante se leggermente bagnato nell’acqua del torrente) sempre uguale a se stesso per anni, sarebbe gravato sulle spalle meno del 50%.
La Natura non ringrazia. Il cervello non so perché NON pervenuto.
Marco Benedetti