Dopo anni di studio sulle strategie per il riciclo della plastica, gli scienziati sono sempre più vicini ad una soluzione efficace e sostenibile, che sfrutta il lavoro degli enzimi naturali
La plastica è senza dubbio il materiale più inquinante che esista al mondo – e, al tempo stesso, anche uno dei più diffusi. Si stima che ogni anno vengano prodotti più di 400 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, la stragrande maggioranza dei quali finisce ad ingrossare le discariche. Pratiche di riciclo e recupero di questo materiale, infatti, non sono ancora così diffuse e presentano inoltre delle criticità di non poco conto.
Anche il PET, che le industrie della plastica spacciano per riciclabile al 100%, in realtà non è così sostenibile. Questo materiale, infatti necessita di una componente in plastica vergine per mantenere inalterate le sue proprietà meccaniche alle fine del processo di riciclo – in pratica, di nuova plastica. Ecco perché è così difficile ottenere nuovi prodotti in PET 100% riciclato.
Il percorso verso il riciclo totale di questo materiale, a vantaggio dell’ambiente e degli ecosistemi (soprattutto quelli marini, letteralmente invasi dalla plastica), ha preso avvio già qualche anno fa: nel 2016, un team di ricercatori giapponesi ha scoperto l’esistenza di un enzima naturalmente attratto dal PET, che se ne nutre scomponendolo nel giro di poche settimane.
Tale scoperta è stata poi perfezionata nel 2020, quando al primo enzima (chiamato PETasi) ne è stato affiancato un secondo (detto MHETasi) per dare vita ad un “super-enzima” in grado di digerire il PET fino a sei volte più velocemente. Purtroppo però, nel processo di scomposizione vengono rilasciate sostanze chimiche dannose per la salute: EF e TPA, difficilmente impiegabili per altri usi al di fuori del PET.
(Leggi anche: I “superenzimi” mangia plastica possono davvero frenare il nostro problema con i rifiuti?)
Ora un nuovo studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Portsmouth, ha dimostrato l’esistenza di un particolare enzima nelle colonie batteriche che distruggono il PET e che riconoscerebbe la sostanza chimica detta TPA: tale enzima, chiamato dagli scienziati TPADO, sarebbe in grado di scomporre il TPA con un’efficienza sorprendente.
Questa nuova scoperta mette un tassello in più nel processo di riciclo del PET al 100% e permetterà agli scienziati di creare dei “super-enzimi” sempre più efficaci nello scomporre il materiale plastico, senza residui né conseguenze per l’ambiente. Come spiegato nello studio, i materiali più semplici derivanti dal processo di scomposizione possono essere utilizzati da batteri ad hoc per dare vita a nuove sostanze chimiche e materiali sostenibili.
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Fonte: PNAS
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