L’attivista Ella Daish chiede a Tampax di eliminare la plastica dai suoi assorbenti

L'attivista inglese è impegnata da anni in una campagna per ottenere un ciclo mestruale senza rifiuti plastici

L’attivista inglese è impegnata da anni in una campagna per ottenere un ciclo mestruale a impatto zero e ora chiede al produttore di assorbenti interni più venduto al mondo di creare alternative più ecologiche

Ella Daish, attivista ambientalista inglese, sta proseguendo la sua campagna contro i prodotti mestruali monouso, chiedendo al più importante produttore di tamponi mestruali al mondo – Procter & Gamble – di pensare ad alternative più sostenibili.

Ella è la fondatrice della campagna social #EndPeriodPlastic, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’enorme quantità di rifiuti plastici derivanti dai prodotti per il ciclo mestruale. Di lei abbiamo già parlato negli scorsi anni, la sua “azione” più eclatante è stata certamente quella di creare un applicatore per tamponi mestruali gigantesco, realizzato con oltre 1.200 applicatori di Tampax trovati abbandonati sulle spiagge, nei fiumi o nell’acqua del mare.

Ora Ella si rivolge direttamente alla multinazionale americana produttrice dei brand Tampax e Always per chiedere di ridurre e poi rimuovere del tutto la plastica dai prodotti mestruali, e sviluppare al contempo soluzioni riutilizzabili e più green: si pensi che un applicatore per il tampone mestruale, usato solo per pochi secondi, necessita di centinaia di anni per decomporsi nell’ambiente.

Secondo l’attivista, Procter & Gamble avrebbe addirittura aumentato la quantità di plastica nei suoi prodotti monouso – diversamente da altri brand concorrenti che stanno cercando di ridurre la presenza di questo materiale nei loro prodotti. Grazie alla campagna che Ella ha lanciato nel 2018, la catena inglese Sainsbury ha smesso di produrre applicatori in plastica per i tamponi mestruali, eliminando dall’ambiente 2,7 tonnellate di plastica ogni anno – e lo stesso hanno fatto altri brand come Aldi, Superdrug e Lil-Lets.

Sto facendo questa campagna da più di tre anni e mezzo e, malgrado siano i maggiori produttori al mondo di questi prodotti, non stanno facendo niente per tutelare l’ambiente – afferma Ella, stufa dell’atteggiamento poco collaborativo del brand. – Restano indietro mentre tutti gli altri brand con cui ho parlato si stanno muovendo nella direzione giusta. […] Dicono di stare utilizzando energie rinnovabili per alimentare le loro industrie, il che è irrilevante: è giusto continuare a produrre oggetti in plastica monouso utilizzando energie alternative? Non ha senso!

Nel 2019 l’Unione Europea ha promosso una legge per la messa al bando della plastica monouso (posate, piatti, cannucce, cotton fioc) che è entrata in vigore lo scorso luglio: questa legge, però, non ha vietato la plastica presente nei tamponi mestruali e nell’imbottitura degli assorbenti. L’unica richiesta fatta alle aziende produttrici è quella di indicare, sulla confezione dei loro prodotti, la presenza di plastica – insieme a indicazioni su come smaltirla correttamente nei rifiuti. Insomma, su questo fronte molto deve essere ancora fatto per il raggiungimento di soluzioni a impatto (quasi) zero.

Concordiamo appieno con Ella sul fatto che la plastica non debba finire sulle spiagge, e stiamo lavorando in linea con le normative dell’Unione Europea per un corretto smaltimento dei nostri prodotti, compresi gli applicatori in plastica – ha affermato un portavoce di Procter & Gamble, rispondendo alle provocazioni dell’attivista. – Sappiamo di avere un ruolo importante nella produzione di prodotti che abbiano il minimo impatto sull’ambiente, ma le soluzioni non sono così semplici: abbiamo bisogno di tempo per adattare la nostra produzione ai bisogni dei clienti e alla salvaguardia dell’ambiente.  

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Fonte: The Guardian

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