Più di 400 milioni di chili di PFU recuperati in 10 anni: la grande storia di successo del Consorzio EcoTyre
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Una quantità smisurata, tanto quanto basta per coprire i 40mila chilometri dell’Equatore: tra il ritiro presso i gommisti e le officine meccaniche, così come dagli autodemolitori e dai depositi di PFU abbandonati in natura, sono stati oltre 405 milioni i chili di pneumatici fuori uso raccolti e avviati correttamente a recupero in ben 10 anni.
Si tratta, in totale, di più di 55 milioni di pezzi dai quali si ricavano gomma, acciaio e fibre tessili e non solo. È il lavoro certosino di EcoTyre, il Consorzio che dal 2011 segue un unico obiettivo: gestire il fine vita degli pneumatici. E per farlo ha messo su negli anni una rete di più di 700 soci che vanno dai piccoli artigiani e rivenditori italiani ai grandi gruppi industriali internazionali, in un network affidabile di partner e fornitori.
La normativa italiana distingue PFU provenienti dal mercato del ricambio, cioè quelli generati dalla sostituzione degli pneumatici presso i gommisti, da quelli che provengono dalla demolizione dei veicoli smontati dagli sfasciacarrozze: EcoTyre opera in entrambi i settori da 10 anni con enormi risultati.
Cosa sono gli PFU
Quando uno pneumatico non ha più le caratteristiche indispensabili per una prestazione efficiente su un veicolo diventa “fuori uso”, quindi un rifiuto, e come tale va raccolto per il recupero e il riciclo. Riciclo, proprio così: non tutti sanno, infatti, che la gomma di cui è costituito lo pneumatico è un mix di sostanze che hanno la prerogativa di rimanere inalterate anche nella gomma che se ne ricava.
Quanto al procedimento in sé di avvio al riciclo, il sistema di gestione degli PFU in Italia prevede la responsabilità estesa dei produttori e importatori di pneumatici, che devono sostanzialmente organizzare il ritiro degli PFU presso i gommisti e le officine meccaniche e avviarli al corretto recupero. Per questo motivo i produttori si sono organizzati in consorzi proprio come EcoTyre, cui hanno demandato il compito della gestione degli pneumatici fuori uso.
Cosa fa EcoTyre
EcoTyre ritira quotidianamente PFU presso i quasi 14mila punti di raccolta accreditati. Grazie alle sue attività, il Consorzio garantisce che ogni anno venga raccolto un quantitativo di PFU pari a quello di pneumatici nuovi immessi sul mercato dai propri soci: ciò significa che per ogni pneumatico venduto, ne viene ritirato uno giunto a fine vita evitandone così la dispersione di pneumatici nell’ambiente. Inoltre, EcoTyre svolge una serie di raccolte straordinarie per eliminare eventuali depositi di PFU abbandonati.
Tutti gli pneumatici raccolti da EcoTyre sono avviati a recupero, che può essere di due tipi: il recupero di materia, se gli pneumatici sono riciclati, oppure il recupero di energia, quando gli PFU vengono usati come combustibile in cementifici, termovalorizzatori o altri impianti simili.
“Gestire il fine vita dei pneumatici – spiega Enrico Ambrogio, Presidente di EcoTyre – significa innanzitutto valorizzare le materie in essi contenute”.
E infatti, dagli PFU è possibile recuperare gomma, pari circa al 70% del peso, acciaio (20%) e fibre tessili (10%). La gomma viene ulteriormente spezzettata fino ad ottenere granulato o polverino di gomma, che possono essere utilizzati per molti scopi tra cui:
- asfalti modificati
- pavimentazioni e manufatti
- superfici sportive
- materiale per l’isolamento
- arredo urbano
- opere di ingegneria civile
- materiale per pacciamatura
- riutilizzo in mescola
EcoTyre privilegia il recupero di materia cui è destina circa il 53% degli pneumatici raccolti. In questo modo si generano quelle materie prime seconde, in nome di una efficientissima economia circolare.
Come funziona EcoTyre
In questi dieci anni EcoTyre ha sempre lavorato per ottimizzare tutte le fasi del processo per contenere l’importo del contributo che dipende dal costo di gestione degli PFU complessivamente raccolti e che si compone delle spese sostenute per la raccolta, il trasporto, il trattamento, il recupero e le attività amministrative di supporto. Grazie alla creazione di un giusto mix tra qualità e costi del servizio, EcoTyre è riuscito a ridurre il contributo ambientale pagato dai consumatori di quasi il 28%.
EcoTyre opera inoltre su tutto il territorio nazionale, iscrivendo come punti di ritiro gommisti presenti in tutte le Regioni italiane. Il loro numero è cresciuto dai circa 3mila del 2011 ai quasi 14mila del 2020. Dai più remoti comuni alpini alle isole minori, EcoTyre svolge il proprio servizio in modo capillare, assumendosi anche gli oneri logistici per la raccolta in aree difficilmente raggiungibili.
I gommisti hanno a disposizione una piattaforma per la gestione degli ordini di ritiro che consente di inoltrare la richiesta con un click e monitorarne l’andamento fino all’appuntamento finale con il partner logistico incaricato. In più, Infine, EcoTyre ha scelto di privilegiare le esigenze dei piccoli gommisti che hanno minore spazio per stoccare PFU in attesa del ritiro. Sebbene il ritiro di un quantitativo di meno di 300 PFU sia più oneroso da un punto di vista logistico ed economico, EcoTyre dedica a questo tipo di missioni oltre il 65% del totale dei ritiri.
EcoTyre fa tutto da solo? Non proprio! La sua fortuna è quella di contare su 109 Logistics Partner e 17 Recycling Partner. I primi sono aziende capaci di rispondere in modo tempestivo e puntuale alle richieste di ritiro da parte dei gommisti e organizzare le missioni per il carico, il trasporto e, se necessario, lo stoccaggio dei PFU; i secondi, invece, sono aziende attive nell’economia circolare che dispongono di stabilimenti all’avanguardia per il trattamento, il recupero e la valorizzazione delle materie prime seconde contenute nei PFU.
Il risultato di questo lavoro così capillare è che in dieci anni EcoTyre è sempre riuscito a superare il target di raccolta fissato dalla normativa raccogliendo un quantitativo di PFU che è stato tra il 2% e il 10% maggiore di quello richiesto: nel decennio la raccolta annua è più che quadruplicata passando dai 9 milioni di kg del 2011 a una media di circa 40 milioni di kg nell’ultimo triennio. Complessivamente sono stati oltre 405 milioni i kg di PFU avviati correttamente a recupero (oltre 55 milioni di pezzi).
Da Gomma a Gomma
Nato nel 2017, Da Gomma a Gomma è un progetto che ha negli anni riunito tutti i soggetti della filiera mettendo a punto un processo che consente di utilizzare granulato di vecchi pneumatici per realizzarne di nuovi.
“Proprio per favorire il riciclo della gomma – continua Ambrogio – abbiamo sviluppato, negli ultimi anni, il progetto Da Gomma a Gomma, che ha consentito il reimpiego del granulo di gomma da PFU per la produzione di pneumatici nuovi”.
Il processo innovativo, messo a punto dai partner del progetto Da Gomma a Gomma, si articola in tre fasi di produzione. In primis, la realizzazione di un granulato di gomma riciclata studiato ad hoc, con caratteristiche specifiche. Poi la devulcanizzazione del granulato, per rendere nuovamente utilizzabile la gomma granulata a fine vita. Da ultimo lo studio e la messa a punto di una nuova mescola capace di ottimizzare le caratteristiche della nuova gomma.
“Attraverso un accordo con AGR e Versalis (Eni), si è entrati nella fase 4.0 del progetto – conclude il Presidente di EcoTyre. Vengono messi a punto elastomeri ricavati da gomma da PFU utilizzabili per prodotti diversi, tra cui pneumatici ed è definitivamente iniziato un processo di industrializzazione che potrebbe rappresentare un importante mercato di sbocco alla gomma riciclata”.
PFU ZERO
Come segnalare i siti in cui sono abbandonati i pneumatici a fine vita? Dai capannoni industriali alle aree dismesse, i luoghi in cui ci sono quantitativi importanti di PFU abbandonati possono essere indicati su una piattaforma web, con tanto di mappa interattiva e dati specifici sugli interventi già effettuati. Si tratta di PFUZero, il progetto che Ecotyre ha lanciato nel 2013 in collaborazione con le associazioni ambientaliste e con il patrocinio del ministero dell’Ambiente.
Lo scopo è quello di coinvolgere la società civile e gli enti locali in una mappatura degli Stock Storici, finalizzata a facilitare la loro rimozione: la risposta è stata subito positiva e in dieci anni sono stati realizzati oltre 200 interventi, eliminando definitivamente dall’ambiente quasi 2,5 milioni di PFU avviati a recupero.
Per coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini, PFUZero ha attivato collaborazioni con le maggiori associazioni ambientaliste: la prima partnership è quella con Legambiente per “Puliamo il Mondo”, iniziativa che coinvolge ogni anno i volontari in decine di raccolte straordinarie di PFU in tutto il territorio nazionale. EcoTyre offre il proprio supporto nel ritiro e avvio a recupero degli pneumatici raccolti.
Dalla collaborazione con l’associazione Marevivo è nata invece “PFU Zero nelle Isole Minori”, che prevede il recupero a terra e sui fondali marini degli PFU abbandonati nelle isole minori del nostro Paese.
Ottimo lavoro, EcoTyre!