Un nuovo studio conferma che Coca-Cola è il principale inquinatore di plastica al mondo, con un rifiuto su dieci abbandonato nelle spiagge, nei parchi e nei fiumi che porta il suo marchio
Quanta plastica utilizzano le grandi multinazionali a livello globale e chi inquina di più? Per scoprirlo, un nuovo studio ha ingaggiato volontari provenienti da 84 Paesi che si sono uniti per partecipare ad un’iniziava molto importante che prevedeva la raccolta di quella che è ormai una vera e propria montagna di rifiuti in plastica, disseminati in ogni dove nell’ambiente.
Parliamo di una raccolta che ha consentito di eliminare ben 1,8 milioni di rifiuti da spiagge, parchi, fiumi, ecc. Un lavoro che è servito non solo a ripulire ma anche a documentare il grave problema dell’inquinamento plastico a livello globale.
I dati di questo studio sono stati raccolti e coordinati tra il 2018 e il 2022 da Break Free From Plastic, una coalizione di oltre 3.000 organizzazioni ambientaliste. E i risultati del loro sforzo, pubblicati nei giorni scorsi sulla rivista Science Advances, non sono certo confortanti e hanno mostrato che tra i principali inquinatori vi sono in particolare alcune multinazionali.
Indovinate di chi si tratta? Non è poi così difficile, in cima alla lista ci sono Coca-Cola, PepsiCo, Nestlé, Danone, Altria (la società madre di Philip Morris USA) e Philip Morris International.
In particolare, più di un pezzo su dieci dei rifiuti di plastica raccolti proveniva da Coca-Cola, che si conferma essere il principale inquinatore con un margine significativo rispetto ad altre aziende. Nel complesso, 56 aziende sono state ritenute responsabili della metà della plastica recante marchi identificabili.
Quanto scoperto, o meglio confermato, perché non è certo la prima volta che questi nomi importanti vengono legati al massiccio inquinamento da plastica, ci fa capire quanto ancora poco queste aziende stiano facendo per ridurre la loro impronta di plastica.
Nonostante l’annuncio di obiettivi ambiziosi per ridurre l’uso di plastica vergine e aumentare il riciclaggio, i dati suggeriscono che tali sforzi sembrano non essere affatto sufficienti a contrastare efficacemente l’inquinamento.
Proprio ieri vi abbiamo parlato dell’ennesimo tentativo di Coca-Cola di mascherare il proprio impatto, con un’iniziativa che sa tanto di greenwashing. In America Latina, il noto logo dell’azienda è stato schiacciato, a significare l’importanza di riciclare i rifiuti, un modo per lanciare la nuova campagna out-of-home che celebra il riciclo di lattine e bottiglie.
I risultati dello studio hanno implicazioni cruciali per i negoziati in corso sul trattato globale delle Nazioni Unite sulla plastica. Se il trattato mira davvero a “porre fine all’inquinamento da plastica”, come dichiarato nel suo mandato, sarà necessario andare oltre le misure volontarie delle aziende e regolamentare i grandi produttori di plastica.
Come sottolineato da Win Cowger, ricercatore presso il Moore Institute for Plastic Pollution Research e autore principale dello studio:
Non sarà la Coca-Cola o qualche altra grande azienda a dire: ‘Ridurrò la plastica entro il 2030’. Sarà un Paese che dirà: ‘Se non riduci entro il 2030, verrai colpito da una multa enorme.
Insomma, la necessità di regolamentare la produzione di plastica e promuovere soluzioni sostenibili diventa sempre più urgente.
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Fonte: Science Advances
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