La start-up sudafricana LOCK offre la possibilità di raccogliere e scambiare rifiuti riciclabili con una valuta digitale.
Avreste mai immaginato che scatole di cartone, lattine e bottiglie possono salvare intere comunità dalla fame? È quello che avviene grazia alla start-up sudafricana LOCK (Love Our City Klean), che offre a centinaia di locali la possibilità di raccogliere e scambiare rifiuti riciclabili con una valuta digitale con cui acquistare cibo e generi di prima necessità.
I “riciclatori” possono utilizzare questa valuta in uno “Swap Shop” per acquistare cibo e prodotti essenziali. Per molte persone questo progetto rappresenta una vera e propria ancora di salvezza, in un pese dove, a causa della pandemia, 3 milioni di cittadini hanno perso il lavoro e 1 persona su 5 soffre la fame.
Il progetto fornisce, a chi vuole farne parte, una carta con un codice a barre univoco, che viene utilizzato per caricare i loro “punti di riciclo”.
Non conoscevo il riciclo, ma questo progetto ci ha insegnato a pescare in modo da poterci nutrire
ha detto Ngalula, 42 anni, mentre smistava il suo carico di cartone in un deposito improvvisato a Lorentzville, un sobborgo nell’entroterra sudafricano città.
Non so cosa avrei fatto altrimenti
ha continuato la donna, che era una collaboratrice domestica fino a quando non ha perso il lavoro a causa del blocco dell’emergenza sanitaria.
Gli enti di beneficenza, le imprese e il Governo hanno tutti lanciato programmi di alimentazione, mense per i poveri, orti comunitari e distribuzioni di buoni alimentari per aiutare a sfamare i milioni di persone colpite dalla disoccupazione.
Ma la start-up voleva trovare una soluzione sostenibile che da una parte permettesse alle persone di ricevere il cibo e dall’altra migliorasse l’ambiente, ripulendo la città.
LOCK vende i materiali raccolti a depositi più grandi o centri di riacquisto privati e quel denaro viene utilizzato per finanziare le campagne di sensibilizzazione rivolte alla metropoli.
Le persone che sono state sottoposte a una valutazione rigorosa per valutare il loro livello di bisogno vengono inserite nel “registro degli indigenti” del Dipartimento per lo sviluppo sociale della città.
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