Biomasse: il buono, il brutto e il cattivo dell’energia prodotta dai rifiuti

Sappiamo pure che i ricercatori hanno stabilito come i gas prodotti dalle più vaste discariche potrebbero essere utilizzati come fonti rinnovabili, per la produzione di elettricità, biocombustibili e fertilizzanti.Tuttavia, ci sono vari pro e contro legati alla produzione di energia rinnovabile dalle discariche. Esaminiamone alcuni.

Chiamiamoli “l’altra faccia della rapida crescita urbana”: sono i rifiuti. Le aree metropolitane di tutto il mondo, dalle grandi metropoli alle città più piccole, si trovano ad affrontare la questione dello smaltimento dei rifiuti. Secondo alcune stime, sono oltre 2,1 miliardi le tonnellate di rifiuti urbani che vengono prodotte ogni anno. Per molto tempo, il metodo più comune per lo smaltimento di questi rifiuti è stato attraverso lo sviluppo delle discariche. Problema: l’esperienza, maturata negli anni, ha dimostrato che le discariche sono fra i maggiori responsabili, a livello globale, della produzione di gas nocivi. In particolar modo, metano e CO2, che vengono liberati in grandi quantità.

Sappiamo pure che i ricercatori hanno stabilito come i gas prodotti dalle più vaste discariche potrebbero essere utilizzati come fonti rinnovabili, per la produzione di elettricità, biocombustibili e fertilizzanti.

Tuttavia, ci sono vari pro e contro legati alla produzione di energia rinnovabile dalle discariche. Esaminiamone alcuni.

Il buono: dai rifiuti all’energia

Una recente ricerca, effettuata dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, ha evidenziato che la pratica della produzione di energia da rifiuti urbani e industriali (scarti di cibo, carta, tessuti, scarti di cantiere) di discarica mediante inceneritori e termovalorizzatori è comune in molti Paesi. Tanto che, attualmente, oltre 400 terawatt di energia elettrica, a livello mondiale, viene prodotta dal trattamento dei rifiuti. Tanto che EPA (Environmental Protection Agency) americana indica come, negli USA, le emissioni di metano dalle discariche (il 17% delle emissioni totali del gas naturale) derivano proprio dai rifiuti di discarica.

Con lo sviluppo delle nuove tecnologie, è possibile l’impiego del metano per la produzione di energia elettrica pulita. Il metodo utilizzato è la combustione del gas naturale, che non richiede combustibili fossili a causa dell’elevato potere riscaldante del metano.

Oltre all’energia elettrica, le tecnologie più avanzate hanno dimostrato che anche l’etanolo da cellulosa può essere derivato dai rifiuti di discarica. In questo caso, si tratta di una produzione biologica causata dalla cellulosa presente nei vegetali. Il bioetanolo è anch’esso un biocombustibile: produce, anzi, più energia e rilascia meno gas serra rispetto ad altri biocarburanti.

Il brutto: non è tutto oro quello che luccica

Mentre la quantità globale dei rifiuti è in aumento, la scoperta di un metodo che possa risultare infallibile per la produzione di energia da essi non manca di dividere i pareri fra ricercatori e rappresentanti politici. L’esperienza, in alcune aree, ha infatti dimostrato come l’attuale tecnologia potrebbe essere più negativa che positiva. Il motivo di tutto questo sta nel fatto che un notevole quantitativo di gas continua ad essere presente nell’ambiente: e questo non solo contribuisce al riscaldamento globale, ma è spesso causa di disturbi alla salute. Un esempio ci viene fornito proprio dal metano, che una volta liberato nell’aria risulta, fino a 20 anni, più potente del 75% nella produzione di gas serra rispetto alla CO2.

Sappiamo che la maggior parte delle discariche vengono “sigillate” sulla sommità, per impedire la fuoriuscita di gas. Il problema è che questi gas riescono a liberarsi nell’ambiente attraverso altre uscite. A questo proposito, Ecofriend.com cita un esempio di oltreoceano: una sperimentazione, condotta di recente presso una serie di discariche operanti in Ontario (Canada) ha dimostrato che il danno potenziale da gas fuoriuscito potrebbe essere molto più utile alla produzione di circa 5mila MW di energia elettrica. Solo dai gas fuoriusciti dalle discariche. E c’è di più: le attuali tecniche di produzione di gas dai rifiuti per usi collettivi riescono a trattare non più del 25% del totale dei rifiuti.

Il cattivo: gas di discarica e gli effetti sulla salute

Come abbiamo visto, non c’è solo il metano. Dove c’è una discarica, l’ambiente si impregna di altri gas “pesanti”, che non colpiscono solo l’atmosfera e il terreno, ma anche la salute delle persone e degli animali. Il 50% dei gas da discarica, infatti, è costituito da metano, ma il 40% è rappresentato da CO2 e altri gas nocivi come anidride solforosae ossidi di azoto; il restante 10% circa sono polveri sottili.

L’anidride solforosa provoca piogge acide, le polveri sottili causano problemi respiratori e conseguente calo di ossigeno e spossatezza negli abitanti delle aree vicine alle discariche. Per non parlare degli ossidi di azoto, prima causa dell’ozono e dello smog. Inoltre, il forte odore di questi gas è spesso causa di mal di testa e nausea.

Tuttavia, la raccolta di energia dai biogas di discarica resta il metodo più efficace (diciamo: più diffuso) per ridurre alcuni di questi rischi.

Piergiorgio Pescarolo

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