Prima del loro lancio ufficiale, le bottiglie di prova sono state distribuite per la prima volta a diversi festival nel Regno Unito e in Svezia. D’ora in poi, per un periodo limitato di tre mesi, saranno vendute in 22 negozi Tesco nella Greater Manchester, in Inghilterra, alla modica cifra di 18,50 euro. Ma ne avevamo bisogno?
Quasi il 60% in carta, con una barriera integrata di plastica riciclabile, dalla minore impronta di carbonio e un peso 8 volte inferiore alle classiche bottiglie in vetro: Absolut Vodka, il noto marchio di liquori di Pernod Ricard, lancia sul mercato del Regno Unito la nuova bottiglia da 500 ml in carta.
In particolare, la bottiglia è composta per il 57% da carta e per il 43% da plastica riciclata. “Un passo importante verso gli obiettivi di diventare un prodotto a zero emissioni di carbonio entro il 2030 e di ottenere una bottiglia completamente bio-based”, dicono dall’azienda, che per il progetto si è affidata Paboco (the Paper Bottle Company), che ora sta lavorando a sua volta anche con marchi come The Coca-Cola Company, Carlsberg, P&G e L’Oréal.
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C’è puzza di greenwashing, quindi, e vi spieghiamo perché.
Una bottiglia in carta e in plastica riciclata non è più green di quella in vetro
La scelta di un imballaggio non va sottovalutata: comprare alimenti con imballaggi leggeri, proporzionati e di materiali riciclati e compostabili fa la differenza. Dunque, si penserà che la carta, che è più leggera, sia preferibile al vetro (motivo per cui multinazionali come Coca-Cola non rinunciano di fatto alle bottiglie di plastica, sostituendole con vetro e lattine, perché sono più comode, leggere e tra le più apprezzate dai clienti.
Non proprio e non sempre.
Come nel caso del paradosso dell’acqua in brick distribuita dal Comune di Milano, anche nel caso della Vodka in carta c’è da ridire. Non era meglio in vetro? Certo che sì.
Non fosse altro che il vetro rimane l’unico materiale puro al 100%, sicuro perché realizzato con sostanze non tossiche, riciclabile facilmente e senza limiti. Inoltre non altera il gusto di cibi e bevande ed è quindi ideale per la salute.
Bottiglie in carta? Anche no
La carta ha dalla sua alcuni elementi fondamentali:
- il peso inferiore del cartone permette di ridurre l’inquinamento derivante dal trasporto
- generalmente (ed è auspicabile) la carta utilizzata per gli imballaggi è ricavata da foreste sostenibili
- è riciclabile senza molte difficoltà e compostabile
C’è da dire, però, che carta e cartone non possono essere rigenerati all’infinito. A ogni riciclo il cartone è trattato chimicamente per rimuovere inchiostro e altre impurità sulla sua superficie. L’uso ripetuto di queste sostanze fa perdere resistenza al materiale, destinato così a finire in discarica dopo una serie di cicli.
Meglio il vetro
A differenza di carta e cartone, il vetro è infinitamente processabile senza perdite di qualità. Il vetro è, quindi, uno dei pochi materiali da imballaggio inesauribile. E non solo:
- il vetro protegge al meglio ciò che è contenuto al suo interno, l’ideale, quindi, per la conservazione sicura di cibi e bevande, che non alterano i loro sapori
- la percentuale media di riciclo del vetro, nei Paesi dell’Unione Europea, supera il 70%
- realizzare del vetro da quello riciclato richiede il 40% in meno di energia rispetto a una produzione che parte dalle materie prime
- i contenitori in vetro sono il 40% più leggeri rispetto a quelli diffusi 20 anni fa
I sistemi di deposito cauzionale
Sono con molta probabilità l’unico strumento in grado di ridurre seriamente l’inquinamento ambientale e favorire il perseguimento di obiettivi di riuso per una reale transizione a un’economia più circolare, sarebbe urgente l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale per gli imballaggi mono per bevande (plastica, alluminio, vetro).
Si tratta di un sistema di raccolta selettiva per gli imballaggi per bevande monouso in base al quale il consumatore paga una piccola cauzione completamente rimborsabile in aggiunta al prezzo di vendita ordinario di una bevanda. Questa cauzione, o deposito, viene poi riconosciuta interamente al consumatore al momento della restituzione dell’imballaggio vuoto. In sostanza, il consumatore compra il contenuto e prende in prestito l’imballaggio.
Solitamente i sistemi DRS includono imballaggi in plastica (prevalentemente PET), in metallo (lattine in alluminio) e vetro, ma alcuni sistemi (in Australia ed in Canada) includono anche i cartoni per bevande.
Ne parliamo ampiamente qui: Non chiamatelo vuoto a rendere: una coalizione per introdurre anche in Italia il deposito cauzionale per bevande monouso.
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Fonte: Absolut Vodka
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