Il trasporto delle reti sulle navi da pesca si traduce in miliardi di frammenti di microplastiche che finiscono negli oceani
Il trasporto delle reti sulle navi da pesca si traduce in miliardi di frammenti di microplastiche che finiscono negli oceani ogni anno, secondo questo studio inglese
I ricercatori dell’Università di Plymouth hanno condotto uno studio (il primo nel suo genere) per dimostrare quanto le reti da pesca siano responsabili dell’inquinamento da microplastiche dell’ambiente marino. Per fare questo, hanno messo a confronti diverse reti da pesca in materiali sintetici comunemente usate dall’industria ittica, diverse per età, materiale e dimensioni, e hanno osservato la quantità di microplastiche prodotte durante il loro utilizzo. Sia negli esperimenti condotti in laboratorio che in quelli in campo, è stata simulata l’attività di trascinamento delle reti tipicamente effettuata durante le operazioni di pesca.
I risultati hanno dimostrato che una rete nuova (che ha al massimo un anno di utilizzo alle spalle) rilascia circa 20 frammenti di microplastiche nell’oceano per metro quadrato. Ovviamente, più la rete è vecchia e usurata, più frammenti rilascerà in mare durante l’utilizzo: una rete di due anni rilascia in media 720 frammenti per metro quadrato, mentre una di dieci anni fino a 760 frammenti per metro quadrato. Si pensi che la lunghezza di una rete da pesca può arrivare fino a 220 metri a seconda del tipo di imbarcazione e della profondità del mare.
Con più di 4.500 pescherecci attivi nel Regno Unito, i ricercatori stimano che ogni anno fra i 326 milioni e i 17 miliardi di microplastiche entrino negli oceani con la sola flotta inglese. Queste stime sono state fatte calcolando un trascinamento di 2,5 kg di pesce nelle reti. Tuttavia, la maggior parte delle attività marine trascina carichi molto più pesanti, provocando più attrito e potenzialmente più frammenti – ecco perché c’è urgente bisogno di leggi che regolino standard minimi di manutenzione, sostituzione e riciclo delle reti sintetiche nell’industria ittica.
Ma c’è bisogno anche di sostituire la plastica nella realizzazione delle reti con materiali più ecosostenibili, che non provochino l’inquinamento dell’ecosistema marino. Per questo, l’università sta mettendo a punto reti da pesca biodegradabili, che non producono microplastiche e che possono essere usate su pescherecci piccoli e grandi.
Per secoli le reti da pesca ed il materiale utilizzato nel settore ittico sono stati prodotti utilizzando materie prime naturali, come fibre di tessuto, e solo a partire dagli anni ’50 del secolo scorso la produzione di prodotti in plastica ha rimpiazzato quelli naturali – spiega il professor Richard Thompson. – La durevolezza della plastica si è tradotta in un’importante sfida ambientale, una volta che le reti raggiungono la fine della loro vita o, come dimostra questo studio, quando iniziano a disperdere microplastiche nell’ambiente. C’è bisogno dell’impegno di tutti per raggiungere risultati concreti in questo ambito e per far sì che abbia luogo un’inversione di tendenza positiva e di lunga durata.
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Fonte: Science of The Total Environment
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